Squisita e fatalista, la musica dei BR, questo è il mio pensiero. Qualcosa che non è nè americano, nè giapponese, nè italiano, musica che è comprensibilmente apolide. Di certo i suoni col tempo si sono ammorbiditi, le derive noise si sono ridotte e un sentore pop si è fatto avanti prepotentemente. Col relativo aumento di fascino, si potrebbe dire: li vidi live ad Urbino all'epoca di questo Melody, ma non rimasi particolarmente colpito. Erano profondi, ben disposti ed ordinati ma mi trasmettevano una certa freddezza.
Meglio i dischi in studio, anche nella seconda fase della loro vita, per la quale sono stati fatti tanti nomi di paragone, molto contraddittori per la verità; ritengo la loro maggior dote l'effettiva personalità, l'originalità per la quale i loro lavori si riconoscono lontano un miglio.
Le pantomime della Makino (In particular, This is not) sono le parti più spensierate e sbarazzine, i flussi melodrammatici di Pace (Loved despite, Melody of certain three, A cure) impongono riflessioni. Il meglio lo ottengono quando i poli opposti si incrociano e fanno scintille emotive: Hated because con l'angoscia misurata (quella che era esagerata, ad esempio, su Fake can be just as good) del songwriting più ispirato, e il trittico finale, quanto di più disorientante abbiano prodotto: Prima e dopo la scossa sismica di Mother, breve ritorno psicotico alle origini, ci sono due perle assolute; For the damaged, ballad pianistica strappalacrime, e la stupefacente For the damaged coda, per me il loro vertice barocco, due minuti e mezzo di pelle d'oca ancora col piano, le vocals ansimanti della Makino, una batteria leggera, e la magia è servita. Che da sola basta a rendere il disco uno dei migliori dei BR.
Meglio i dischi in studio, anche nella seconda fase della loro vita, per la quale sono stati fatti tanti nomi di paragone, molto contraddittori per la verità; ritengo la loro maggior dote l'effettiva personalità, l'originalità per la quale i loro lavori si riconoscono lontano un miglio.
Le pantomime della Makino (In particular, This is not) sono le parti più spensierate e sbarazzine, i flussi melodrammatici di Pace (Loved despite, Melody of certain three, A cure) impongono riflessioni. Il meglio lo ottengono quando i poli opposti si incrociano e fanno scintille emotive: Hated because con l'angoscia misurata (quella che era esagerata, ad esempio, su Fake can be just as good) del songwriting più ispirato, e il trittico finale, quanto di più disorientante abbiano prodotto: Prima e dopo la scossa sismica di Mother, breve ritorno psicotico alle origini, ci sono due perle assolute; For the damaged, ballad pianistica strappalacrime, e la stupefacente For the damaged coda, per me il loro vertice barocco, due minuti e mezzo di pelle d'oca ancora col piano, le vocals ansimanti della Makino, una batteria leggera, e la magia è servita. Che da sola basta a rendere il disco uno dei migliori dei BR.
(originalmente pubblicato il 25/03/09)
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