Disco a due facce: la prima è quella della traccia iniziale senza titolo, che ha movenze prettamente dark-ambient con connotazioni che rasentono quasi un linguaggio manieristico, eppure con un risultato finale reso in maniera splendidamente affascinante. Tutto giace su un profondissimo drone che fa vibrare il sub-woofer per tutti i 20 minuti del martirio, quasi il primo movimento d'una sinfonia gotica, e quella profonda vibrazione luciferina pare disegnare lo sfondo scenico, come un letto di sangue su cui via via i suoni giustapposti assumono la forma di colpi, inferti e letali, per ferire.. si va dunque su una vasta gamma di possibilità, a partire dalle improvvise svisate d'organo di cattedrale, talora decostruite e riassemblate magistralmente da creare un gioco di più voci sovrapposte, sfasate e talore distorte, fino ad arrivare a semplici forme d'onda inattese, sferzanti, brutali, violenti disturbi di chiara origine infernale. E come si viaggiasse sulle frequenze dell'Ade, i finali del mio Denon urlano ancora di raccapriccio. (e di per sè questi 20' meriterebbero 10 e lode in pagella).
Deludenti, invece le due -lunghe, troppo- seguenti tracce, specialmente il quarto d'ora conclusivo di "Nihil": l'ambientazione non è più così "decisamente" dark e semmai la delusione è prima d'ogni altra cosa sul climax del disco, improvvisamente ridimensionato, ridotto a malapena ad un lento lunghissimo drone in mezzo tono che corre lungo i quasi 3 quarti d'ora di queste due composizioni. Il loro divenire, pertanto, assume toni experimental-noise mai drammatici, e le sorprese più piacevoli arrivano dagli elementi di disturbo qui non più sgradevoli nè tragici, anzi il contratrio. Qualche sorprendente passaggio pianistico sul ritmo del fox-trot invita al ballo, gli echi lontani di alcune cornamuse invitano a volare con la fantasia nelle misteriose Highlands, un gattone elettronico intona il suo richiamo amoroso, fino a quando un gallo canta. E segna l'attimo del risveglio da questo lungo viaggio, dall'Inferno fin nuovamente alla realtà.
Deludenti, invece le due -lunghe, troppo- seguenti tracce, specialmente il quarto d'ora conclusivo di "Nihil": l'ambientazione non è più così "decisamente" dark e semmai la delusione è prima d'ogni altra cosa sul climax del disco, improvvisamente ridimensionato, ridotto a malapena ad un lento lunghissimo drone in mezzo tono che corre lungo i quasi 3 quarti d'ora di queste due composizioni. Il loro divenire, pertanto, assume toni experimental-noise mai drammatici, e le sorprese più piacevoli arrivano dagli elementi di disturbo qui non più sgradevoli nè tragici, anzi il contratrio. Qualche sorprendente passaggio pianistico sul ritmo del fox-trot invita al ballo, gli echi lontani di alcune cornamuse invitano a volare con la fantasia nelle misteriose Highlands, un gattone elettronico intona il suo richiamo amoroso, fino a quando un gallo canta. E segna l'attimo del risveglio da questo lungo viaggio, dall'Inferno fin nuovamente alla realtà.
(originalmente pubblicato il 24/04/09)
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