giovedì 6 maggio 2010

Elevate - The Architect (1996)

Sconosciutissima banda inglese che fu protagonista delle primissime uscite della Flower Shop di Robin Proper Sheppard, l'indipendentissima etichetta aperta subito dopo la morte dei GM.
Il primo cd si chiamava Bronzee e nonostante una certa acerbità di fondo risultava una delle novità più interessante del versante noise dell'indie UK. The architect seguì 2 anni dopo, inquadrando un gruppo molto più sicuro di sè, in grado di focalizzare il sound in direttive compatte e grintose.
Per certi versi sono stati i Girls Against Boys inglesi; il vocalismo monocorde del singer poteva ricordare McCloud, sebbene occorre precisare che era anche diretto discendente di Mark E. Smith. Il suono invece era una mistura di Sonic Youth e Rapeman, ciò che ne consegue era un ibrido molto potente e rumoroso quanto bastava. Slowspeed to harbour e General Purpose aprivano il disco con veemenza inusitata, con una batteria assordante, chitarre aspre e angolari. La maggior qualità degli Elevate però era la grande capacità di variegare le atmosfere incendiarie con digressioni spiccatamente psico-schizoidi. Se Turn up the treble e Tuxedo Mouthpiece sono altre folli corse di violenza brada, pezzi come 2 days out of 5, Single figures, Mattress, Best Friend evidenziano un'attitudine per nulla lineare, grazie agli stop & go, ai ritmi dispari, ai grandi lavori eclettici dei due chitarristi. Non manca inoltre un paio di tranquille pause di derivazione slintiana come Oils e The resin world, spettrali elucubrazioni (specialmente la seconda) che danno tregua al casino generale, quasi un anticipo di ciò che svilupperanno i Fugazi un paio d'anni dopo. E a chiusura del disco uno spettacolare country-folk, 24 Nights, dà la buonanotte e chiude (purtroppo) il sipario su un gruppo che avrebbe meritato di proseguire il proprio percorso, mentre invece si è dissolto nella nebbia londinese...

(originalmente pubblicato il 25/12/08)

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