lunedì 3 maggio 2010

Brian Eno - Music for airports (1978)

Gran bel concetto, la musica per gli areoporti! Montata effettivamente come musica di sottofondo allo scalo di New York, fu un'idea elaborata da Eno in ospedale, ricoverato per lungo tempo in seguito ad un incidente stradale. Non sto di certo ad inseguire le teorie perfettamente espletate ad esempio su Wikipedia, ma mi abbandono all'ascolto di questo 4-suites ultra-rilassanti. Coadiuvato da Robert Wyatt alle frasi minimali di piano e da 3 coriste alla fonetica, Eno si rinchiuse in studio con tutta la sua attrezzatura elettronica perseguendo un idea di musica che non doveva coinvolgere l'ascoltatore, bensi avvolgerlo in un mantra sereno e statico, totalmente privo di ritmo. Un'ambient imbevuta di piccole sensazioni, rintocchi gentili, passionale nel suo essere estetizzante e quantomeno distante, in particolare nel 3° movimento, splendido e liquido. Cio che mi piace di più in questa ambient è che non è fredda come si potrebbe pensare alla media (anche perchè fu fra i primi se non il primo in assoluto ad elaborare il concetto) o al minimalismo che era già in auge da parecchio. Geniale, nella sua nuda esposizione.

(originalmente pubblicato il 16/09/08)

2 commenti:

  1. nella enorme produzione di Eno , questo album risulta ad oggi uno dei più citati e celebrati .

    Secondo me , con il dovuto rispetto , è stata un'operazione di 'comodo' , un disco 'a la page' insomma , visto le altre uscite 'ambient-minimali' di quel periodo da parte di altri artisti meno quotati di lui .
    Una 'tranquillità' che alla lunga stanca .
    Per dirla con 'Er Monnezza' Milian , un'emerita pippa ...

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  2. Non male questo Music For Airports, ma come fa notare Cristho70 alla lunga stanca un pochino.
    Per me il capolavoro ambient di Eno rimane On Land, un album in cui mi immergo da anni con immutato piacere e che trovo praticamente inesauribile in termini di sensazioni e suggestioni.
    Altri che mi piacciono moltissimo sono Apollo, il semi-ambient Another Green World, le due collaborazioni con Harold Budd (The Pearl e The Plateau of Mirrors) e i primi tre album con Fripp (No Pussyfooting, Evening Star e The Equatorial Stars).

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