Come dicevo già dei Loose Fur, ritengo Jim O'Rourke un ottimo produttore e perchè no, anche un buon strumentista, ma di certo nessun suo disco mi ha fatto nè farà diventare matto. Indubbiamente il fascino di questo Eureka è davvero alto, visto il grande dispiego di strumenti e session-men di spicco. Si tratta di un vero e proprio festival di suoni, che parte prevalentemente da una base di chitarra acustica e procede per sovrapposizioni di archi, fiati, tastierume di ogni tipo, con il songwriting teso sempre al passato in forma di artigianato cantautoriale. Il quarto d'ora di Prelude to 11o or 220 women of the world indulge persino troppo in uno schema trionfale ripetuto all'infinito infarcito di cori e quant'altro. Per fortuna che si ritorna un po' sulla terra con la seconda, gradevolissima Ghost ship in a storm, grazie anche al break cinematico mozzafiato e al languore della slide nel finale. La fanfara dimessa di Movie on the way down, la bossa vivace di Please patronizers are sponser, la fusione Love-Bacharach di Something Big, l'epica Happy Holidays, tutte tracks oggettivamente arrangiate in maniera stupefacente. Ma sembra che, nonostante O'Rourke si sforzi di coinvolgere in ogni modo, la sensazione di freddezza non se la cavi mai di dosso. Neppure quando, dopo un intro di steel drums, Through the night softly esplode in un motivo che ricorda neppure troppo vagamente The great gig in the sky di pinkfloydiana memoria. E tanto meno nella title-track, strumentale interminabile che si dissolve in un caleidoscopio di trombe, effetti glitch, nastri e illusionismi vari. Ed eventuali.
(originalmente pubblicato il 15/09/08)
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