Quale miglior suicidio commerciale di questo? Proprio nel bel mezzo degli anni '80, pubblicare un disco per voce, basso e batteria, minimale al massimo e dai toni nero pece, con totale assenza di melodia? Di questo è stato artefice Rossi in un momento in cui, con un po' di ruffianeria e una buona gavetta alle spalle, avrebbe potuto tranquillamente salire sul carrozzone e fare un po' di soldi con della commerciale.
E invece; rottura totale con tutto, all'insegna della glacialità assoluta. Love story è un disco che di amore non ha proprio niente, anzi. Il dandy istrionico dei primi dischi si trasforma in un monaco incappucciato che si auto-fustiga con 6 pezzi praticamente uguali, senza arrangiamenti, dal cantato non-modulato ultra-monocorde, linee di basso gelate con 2-3 note al massimo, batteria ancorata allo stesso ritmo spezzato ed ipnotico. L'unica variazione che si può notare è un paio di sovrapposizioni di voci femminili in stile gregoriano che Rossi infila giusto per raffreddare un po' di più queste stanze buie.
Al coraggio senz'altro va un bel voto 10, mentre musicalmente l'unica cosa che mi viene da dire è: non classificabile.
(originalmente pubblicato il 25/02/09)
E invece; rottura totale con tutto, all'insegna della glacialità assoluta. Love story è un disco che di amore non ha proprio niente, anzi. Il dandy istrionico dei primi dischi si trasforma in un monaco incappucciato che si auto-fustiga con 6 pezzi praticamente uguali, senza arrangiamenti, dal cantato non-modulato ultra-monocorde, linee di basso gelate con 2-3 note al massimo, batteria ancorata allo stesso ritmo spezzato ed ipnotico. L'unica variazione che si può notare è un paio di sovrapposizioni di voci femminili in stile gregoriano che Rossi infila giusto per raffreddare un po' di più queste stanze buie.
Al coraggio senz'altro va un bel voto 10, mentre musicalmente l'unica cosa che mi viene da dire è: non classificabile.
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