Un disco che contiene tutte le componenti quintessenziali del Canterbury sound, per questo quartetto che fu una sorta di all-stars, con molte connessioni al Robert Wyatt epoca Matching Mole. Rotters club è un ascolto gradevole e avvalorato da una tecnica strumentale altissima, nella media comunque del periodo e dell'ambiente.
Notevoli anche le connessioni dei Soft Machine di 5 anni prima, con certe fughe tastieristiche di Stewart che ricordano, anche nei suoni, il Ratledge più ispirato. In evidenza anche il chitarrista Miller, sorta di Fripp pastorale e ultra-rifinito.
Ma se lo si paragona ai nomi soprastanti, H&TN resta un nome minore. Nelle loro elaboratissime composizioni prevaleva un approccio molto melodico, specialmente nelle parti cantate, che non avevano nè la propulsività dadaista di San Wyatt nè la fantasia violenta dei Soft Machine, anche perchè certi momenti prettamente salottistici rischiano di farli piombare in una sterile fusion, sull'orlo di un crepaccio eccessivamente estetico nonchè fine a sè stesso.
Notevoli anche le connessioni dei Soft Machine di 5 anni prima, con certe fughe tastieristiche di Stewart che ricordano, anche nei suoni, il Ratledge più ispirato. In evidenza anche il chitarrista Miller, sorta di Fripp pastorale e ultra-rifinito.
Ma se lo si paragona ai nomi soprastanti, H&TN resta un nome minore. Nelle loro elaboratissime composizioni prevaleva un approccio molto melodico, specialmente nelle parti cantate, che non avevano nè la propulsività dadaista di San Wyatt nè la fantasia violenta dei Soft Machine, anche perchè certi momenti prettamente salottistici rischiano di farli piombare in una sterile fusion, sull'orlo di un crepaccio eccessivamente estetico nonchè fine a sè stesso.
(originalmente pubblicato il 11/02/09)
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