Detto questo, tanto vale citare almeno i pezzi migliori. Krusty, ad esempio, è uno strumentale che si regge su un arpeggio acustico dal tempo dispari molto intrigante. Geniale poi la mini-suite di Sabotage: il piano inquietante all'inizio, quasi un processo di camerizzazione di Spiderland. La nebbia fitta di sitar per una splendida fase centrale indio-ambient. Nel finale si torna a temi più rassicuranti, e l'effetto è senz'altro straniante.
Purtroppo sono le (numerose) ballads a guastare le scatole: oltre all'influenza evidentissima di Oldham, appare il fantasma di Cohen spesso e volentieri. E non basta il bel finale di Northwest Passage, strumentale in odore di ultimi Gastr Del Sol, a salvare un disco che nel complesso risulta abbastanza noioso e scontato, in rapporto alla statura del personaggio.
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