martedì 11 maggio 2010

Rapture - Echoes (2003)

Una grande contraddizione della novella new-wave del decennio che va a terminarsi, questi newyorkesi. Sospesi in un limbo fra elettronica, post-punk e post-funk, sono stati fra i primi a guadagnarsi un certo successo nel revival che sarebbe esploso definitivamente un par d'anni dopo.
Se questo disco l'avessero fatto i Cure, nel 2003, sarebbe stata la loro rinascita artistica. Olio, l'incipit, fa sussultare all'ascolto della voce di Jenner, un timbro similissimo a Ciccio Smith, più stridulo e meno intonato. Il pezzo in questione è una rielaborazione dei temi più algidi dei Radiohead, l'incrocio è quantomeno interessante. Ma già da Heaven prevale la matrice Gang Of Four, specialmente per la chitarra. Punk-funk rotolante, quindi, come in The coming of spring, House of jealous lovers, Echoes. Non convincono pezzi come Open up your heart, ballad pianistica con infelici stonature (ok saranno certamente volute ma stonano decisamente troppo), sintetizzazioni eccessivamente eighties come Sister savior, il boogie malfatto di Love is all, il melodramma stucchevole di Infatuation.
Di conseguenza per me i Rapture restano un gruppo minore, in un genere in cui ci sono stati altri ben più coraggiosi e sperimentatori (Liars e Gogogo Airheart, solo per fare 2 nomi).

(originalmente pubblicato il 28/01/09)

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