mercoledì 5 maggio 2010

Rino Gaetano - Mio fratello è figlio unico - Aida (1976-77)

Alla fine ci ha pensato il buon Venditti a scoprire gli altarini, divulgando il fatto che Gaetano era cocainomane. Francamente, a meno che non si sia bevuto il cervello, credo che l'abbia detto per sottolineare le carenze puramente biografiche della pur eccellente fiction che è stata trasmessa in Rai un'anno fa, e non per sporcare la memoria di un amico oltre che di uno dei più grandi cantautori italiani di sempre. Non tanto per i risultati artistici, quanto per la genuinità, la trasparenza e la scanzonatura della sua proposta, autenticamente controcorrente in un decennio in cui la posizione politica era una necessarietà per i personaggi pubblici. Un'autentica boccata d'ossigeno, non tanto un clown quanto uno che stava dalla parte della gente, che attaccava i politici, le macchiette popolari e gli industriali allo stesso modo. Un'espressione proletaria divulgata con quella voce, poi, era ancora più potente nonostante le velleità musicali; beneficiando di una produzione eccellente, nella sua popolarità, la dote di shouter di Gaetano appare ancora oggi il tratto distintivo di canzoni puramente funzionali ai testi, alcuni assurdi e spassosi quanto attuali tutt'oggi; certe rime forzate possono anche sembrare il risultato di versi scritti in fretta o superficialmente, ma denotano un gusto per il nonsense originalissimo.
Mio fratello è figlio unico e Aida sono i vinili che lo inquadrano nel suo momento migliore, quando conquistava l'Italia con disincanto e sprezzo dei luoghi comuni assolutamente avanti di anni e anni. Nel primo, la trasognata title-track resta forse il suo capolavoro; geniale Glu Glu, in cui l'atmosfera festaiola contrasta con l'intercalare di 4-versi-4 a metà fra comico e macabro. Le donne, grande passione, restavano però uno dei nodi centrali; il fatalismo di Cogli la mia rosa d'amore e la commovente Rosita sono stupende ed emozionanti ballate pop-folk in cui i fendenti vocali del calabrese sono letteralmente da brividi. Su Aida, oltre alla strascicata title-track, risplende Fontana chiara, gioiello sinfonico di due minuti e mezzo con appena due righe di testo. I sermoni su economia spicciola e salari bassi iniziano a ritagliarsi sempre più spazio: Spendi spandi effendi è un manifesto divertentissimo. Peccato per qualche riempitivo in qua e in là; se avesse concentrato i pezzi migliori in meno dischi, avrebbe fatto il colpo assassino.
Ma quella voce alla fine rimette tutto in ordine, ed ascoltarlo ancora oggi è sempre piacevolissimo, toccante e divertente al tempo stesso.

(originalmente pubblicato il 27/11/08)

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