Anche se si tende a definire Superunknown il loro disco più rappresentativo, più importante, io continuo ad amare di più questo capitolo, l'ultimo con Yamamoto in formazione. Una chiusura di capitolo, con le ultime scorie wave che se ne vanno, i padri putativi facilmente sospettabili (BS e LZ), il suono scuro e potente, le songs micidiali e tutto il resto, con la ciliegina di Cornell una spanna sopra la torta.
Ma cos'avevano mai in comune al grunge? La contemporaneità, la militanza su Sub Pop, la residenza, basta. Ugly truth inizia con un pattern di batteria ben pestato, e parte la gragnuola torrenziale di Thayil. E' chiaro che i Soundgarden, con questo primo album su major, stavano per scalare il mondo; le frangie di fans che si sarebbero conquistati non erano necessariamente quelle dei Guns And Roses, ma più facilmente i fans dell'hard-rock anni '70, con la formula riveduta ed aggiornata agli anni del grunge: suono sporco anche se ben focalizzato, un vocalist che faceva la differenza, songs oggettivamente di grande presa enfatica, grande resa dal vivo.
Il doom di Gun è una variante sabbathiana, le derive blues alla Free di Get on the snake e Big dumb sex, la psichedelia appesantita di I awake, la greve atmosfera dark-punk di No wrong no right, tutto il disco è sapientemente assortito di colori. Ma se lo amo tanto è per i suoi capolavori indiscussi; un sogno che si avvera, cioè i Black Sabbath con Plant al posto di Ozzy in Power Trip. La corsa impazzita hardcore di Full on Kevin's Mom, un brivido che corre lungo alla schiena anche al 1000esimo ascolto. E in cima a tutte, Loud Love; i fischi di Thayil, il riff impenetrabile di Yamamoto, le rullate di Cameron, il solito Cornell, ed ecco servito il capolavoro globale di una carriera onorata.
(originalmente pubblicato il 01/02/09)
Ma cos'avevano mai in comune al grunge? La contemporaneità, la militanza su Sub Pop, la residenza, basta. Ugly truth inizia con un pattern di batteria ben pestato, e parte la gragnuola torrenziale di Thayil. E' chiaro che i Soundgarden, con questo primo album su major, stavano per scalare il mondo; le frangie di fans che si sarebbero conquistati non erano necessariamente quelle dei Guns And Roses, ma più facilmente i fans dell'hard-rock anni '70, con la formula riveduta ed aggiornata agli anni del grunge: suono sporco anche se ben focalizzato, un vocalist che faceva la differenza, songs oggettivamente di grande presa enfatica, grande resa dal vivo.
Il doom di Gun è una variante sabbathiana, le derive blues alla Free di Get on the snake e Big dumb sex, la psichedelia appesantita di I awake, la greve atmosfera dark-punk di No wrong no right, tutto il disco è sapientemente assortito di colori. Ma se lo amo tanto è per i suoi capolavori indiscussi; un sogno che si avvera, cioè i Black Sabbath con Plant al posto di Ozzy in Power Trip. La corsa impazzita hardcore di Full on Kevin's Mom, un brivido che corre lungo alla schiena anche al 1000esimo ascolto. E in cima a tutte, Loud Love; i fischi di Thayil, il riff impenetrabile di Yamamoto, le rullate di Cameron, il solito Cornell, ed ecco servito il capolavoro globale di una carriera onorata.
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