Pensando agli Stranglers mi viene in mente una mitica vhs imprestatami da un amico che vidi una decina d'anni fa, durante un'influenza. Era una raccolta di video fra il 78 e l'82, se non ricordo male, ed era letteralmente esilarante. Se già la musica del quartetto era divertente per natura, le rudimentali clips lo erano ancora di più, caratterizzate da un umorismo davvero anacronistico e dissacrante. Rattus norvegicus fu il primo disco, forse il più energico dell'intera discografia. Conteneva una decina di pezzi nervosamente melodici, in cui l'organo acrobatico del baffuto Greenfield aveva un ruolo predominante, quasi un Manzarek dell'epoca punk. Il background blues psichedelico (Doors, Iron Butterfly) veniva riveduto su direttive smilze ed asciutte; fra i pezzi migliori del lotto Hanging Around, Get a grip on yourself, Peaches, sono baldanzose songs incalzanti e ben arrangiate, con le voci insolenti di Burnel e Cornwell ad incrociarsi, frasi essenziali di chitarre e assoli di organo a go-go.
Nient'altro che pop-rock, quindi, sottilmente travestito con astuzia per attirare anche le masse stordite da Sex Pistols e Clash. Ma è un sound che è invecchiato terribilmente male, quindi va bene ripescare gli Stranglers una volta ogni decina d'anni, non di più.
Nient'altro che pop-rock, quindi, sottilmente travestito con astuzia per attirare anche le masse stordite da Sex Pistols e Clash. Ma è un sound che è invecchiato terribilmente male, quindi va bene ripescare gli Stranglers una volta ogni decina d'anni, non di più.
(originalmente pubblicato il 30/12/08)
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