Fuori di testa è l'unico aggettivo che mi viene da dire ascoltando i Sun City Girls. Restai colpito da un servizio di S.Isidoro B. su un vecchio Blow Up, scelsi questo titolo indicato come fra i migliori...e poi nient'altro. Mi è bastato questo Torch of the mystics per restare traumatizzato. Non che non siano ascoltabili, ma il delirio totale di questi 3 pazzi alla lunga stanca un pochettino.
Di sicuro non si prendevano molto sul serio: la riproposizione della lambada in versione folk di The shining path è soltanto l'esempio più clamoroso di auto-ironia. Tutto il disco è intriso di aromi psichedelici, profumi d'incenso e raga indianeggianti, ma è soltanto l'umore prevalente perchè si sente un po' di tutto ovunque. Il surf sballato di Radar 1941, la dark-ambient di Burial in the sky, il math-rock didascalico di Esoterica of Abyssynia, il country surreale di The flower, la gag mediorientaleggiante di Cafe Batik, sono tutte piccole varianti in un disco la cui spinta propulsiva sembra provenire da The End dei Doors, un classico intramontabile. Soltanto che le vocalizzazioni dei fratelli Bishop qui sono tutt'altro che convenzionali, fra falsetti isterici, grida da muezzin arabo, cori indolenti e quant'altro.
Un disco che richiede molta pazienza all'ascolto, ma l'originalità è fuori da ogni dubbio.
Di sicuro non si prendevano molto sul serio: la riproposizione della lambada in versione folk di The shining path è soltanto l'esempio più clamoroso di auto-ironia. Tutto il disco è intriso di aromi psichedelici, profumi d'incenso e raga indianeggianti, ma è soltanto l'umore prevalente perchè si sente un po' di tutto ovunque. Il surf sballato di Radar 1941, la dark-ambient di Burial in the sky, il math-rock didascalico di Esoterica of Abyssynia, il country surreale di The flower, la gag mediorientaleggiante di Cafe Batik, sono tutte piccole varianti in un disco la cui spinta propulsiva sembra provenire da The End dei Doors, un classico intramontabile. Soltanto che le vocalizzazioni dei fratelli Bishop qui sono tutt'altro che convenzionali, fra falsetti isterici, grida da muezzin arabo, cori indolenti e quant'altro.
Un disco che richiede molta pazienza all'ascolto, ma l'originalità è fuori da ogni dubbio.
(originalmente pubblicato il 31/12/08)
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