Sembrava troppo ovvio bloggare il capolavoro dei capolavori, uno dei miei 10 dischi da isola deserta. Non era questa l'intenzione quando ho iniziato il blog, ma non ho saputo resistere alla tentazione. Pawn Hearts fu un trittico ineguagliabile da ripetere nella sua complessità, nella sua ricerca e nei risultati, col quartetto in piena fase vulcanica, poco prima di imbarcarsi nei disgraziati tour italiani che li avrebbero spremuti fino allo scioglimento.
La cosa incredibile fu che Pawn Hearts arrivò al primo posto delle classifiche di vendita nello stivale, mentre i ragazzi suonavano per due lire appena. Ma lasciamo stare gli aspetti vili della cosa e ascoltiamo questa riedizione del 2005 che affianca al masterpiece un paio di pezzi mai finiti su album (ma già precedentemente presenti su svariate raccolte) e l'abortito progetto dei 3 sfoghi personali di Jackson, Banton e Evans. Se il primo rinfresca col breve jazz-lounge scanzonato di Ponker's Theme, l'Angle of incidents dell'apocalittico batterista è un esperimento d'avanguardia percussiva, stordito e cerebrale. E l'organista si dà ad un minimalismo cosmico con Diminutions, punto d'incontro fra classica ed ambient.
I due pezzi aggiunti: Theme One, cover di una sigla della BBC, è gustosissima mini-sinfonia dinamica e ariosa. W invece è tipico spleen Hammilliano, pigro e indolente, melodico ma inquietante come da copione.
Il disco originario fu farina all'80% del sacco di Hammil, ma è il tipico caso in cui senza i gregari nulla di tutto ciò si sarebbe potuto materializzare. E non ci sono molte parole per poter descrivere la magia infinita di Lemmings, Man-Erg, A plague of lighthouse keepers, e tutto ciò che va dietro loro.
Soltanto loro poterono fare sound aggressivo senza basso nè chitarre elettriche, mantenere un'attenzione costante nell'ascoltatore ogni singolo secondo del disco, essere splendidamente melodici e terrificanti nei loro sconquassi sonici.
La cosa incredibile fu che Pawn Hearts arrivò al primo posto delle classifiche di vendita nello stivale, mentre i ragazzi suonavano per due lire appena. Ma lasciamo stare gli aspetti vili della cosa e ascoltiamo questa riedizione del 2005 che affianca al masterpiece un paio di pezzi mai finiti su album (ma già precedentemente presenti su svariate raccolte) e l'abortito progetto dei 3 sfoghi personali di Jackson, Banton e Evans. Se il primo rinfresca col breve jazz-lounge scanzonato di Ponker's Theme, l'Angle of incidents dell'apocalittico batterista è un esperimento d'avanguardia percussiva, stordito e cerebrale. E l'organista si dà ad un minimalismo cosmico con Diminutions, punto d'incontro fra classica ed ambient.
I due pezzi aggiunti: Theme One, cover di una sigla della BBC, è gustosissima mini-sinfonia dinamica e ariosa. W invece è tipico spleen Hammilliano, pigro e indolente, melodico ma inquietante come da copione.
Il disco originario fu farina all'80% del sacco di Hammil, ma è il tipico caso in cui senza i gregari nulla di tutto ciò si sarebbe potuto materializzare. E non ci sono molte parole per poter descrivere la magia infinita di Lemmings, Man-Erg, A plague of lighthouse keepers, e tutto ciò che va dietro loro.
Soltanto loro poterono fare sound aggressivo senza basso nè chitarre elettriche, mantenere un'attenzione costante nell'ascoltatore ogni singolo secondo del disco, essere splendidamente melodici e terrificanti nei loro sconquassi sonici.
(originalmente pubblicato il 13/02/09)
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