Band inglese frutto di un interessante mix fra Don Caballero e Mogwai, condito da percussioni elettroniche insistenti e onnipresenti. The fall of math, quasi un titolo di forti dichiarazioni, si forgia di un sound vigoroso fatto di ripartenze, fermate, esplosioni chitarristiche e ritmiche vagamente nu-metal.
Ovviamente il tutto è rigorosamente strumentale: le progressioni sono imponenti, le atmosfere epiche quanto basta, i muri di suono difficilmente penetrabili.
Eppure, anche dopo diversi ascolti, non riesco a farmeli piacere più di tanto. Sarà che nel genere ci sono già i maestri e i nuovi assi, (i cui nomi non sto a ripetere), e questi ragazzi fanno molto bene il loro lavoro e sono da ammirare, ma non mi fanno impazzire.
Ovviamente il tutto è rigorosamente strumentale: le progressioni sono imponenti, le atmosfere epiche quanto basta, i muri di suono difficilmente penetrabili.
Eppure, anche dopo diversi ascolti, non riesco a farmeli piacere più di tanto. Sarà che nel genere ci sono già i maestri e i nuovi assi, (i cui nomi non sto a ripetere), e questi ragazzi fanno molto bene il loro lavoro e sono da ammirare, ma non mi fanno impazzire.
(originalmente pubblicato il 28/12/08)
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