Il pezzo d'apertura, Flight, è un plumbeo e minaccioso panzer scandito da feedback e lisergia di sottobosco, quasi come i Killing Joke fronteggiati da Richard Ashcroft alla voce. It's only new wave of the new wave of the new wave, but I like it. I BR sono un quartetto inglese con soltanto questo disco in carniere, non so se sono ancora attivi, in rete ho trovato pochissime info su di loro, di cui alcune secche stroncature. Ben distanti dalle cantilene ruffiane di Strokes o dalle scontate sfuriate punk di Rakes, confezionavano un debutto muscolare e psichedelico al tempo stesso. All you do is talk fonde tribalismi primi anni '80 con chitarroni alla Catherine Wheel, in un contesto assolutamente convincente. Gli arabeschi di Cowboys and engines ricordano certi affreschi di Echo & The Bunnymen, citati anche in The new heavy. Gli impasti delle sei corde e della robusta sezione ritmica sono ottimamente prodotti, si fanno preferire nei contesti più hard ma non disdegnano ballads atmosferiche di gusto Verve in World without end, Lay me down, The absentee. E lo spleen epico di Never knowing how or why è memore addirittura di certe pagine Cure, epoca Wish.
Questi ragazzi probabilmente sono già finiti nel dimenticatoio, e questo Exits non sconvolge certo le pagine della storia come non lo fanno gli Interpol o i Bloc Party. Ma trattasi comunque di un ascolto delizioso e appassionato, con buona pace di chi non trova senso nei corsi e ricorsi storici (and you know what I mean :-)))))......
Questi ragazzi probabilmente sono già finiti nel dimenticatoio, e questo Exits non sconvolge certo le pagine della storia come non lo fanno gli Interpol o i Bloc Party. Ma trattasi comunque di un ascolto delizioso e appassionato, con buona pace di chi non trova senso nei corsi e ricorsi storici (and you know what I mean :-)))))......
(originalmente pubblicato il 26/10/08)
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