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Erano insomma un ibrido interessante di chitarre minimali, organi paesaggistici, voce in perenne trance, ritmiche medio-lente, punteggiature di basso ipnotiche. Il loro limite più grosso era una certa monotonia di fondo, la mancanza di quel guizzo compositivo che avrebbe arricchito l'insieme. The Glass Bead Game fu il loro primo disco ed è maggiormente improntato ad una psichedelia soffice, che si fa oscura soltanto quando Mundy cerca di imitare il Gilmour di Ummagumma.
Un ascolto piacevole, ma tedioso sulla lunga distanza.
(originalmente pubblicato il 25/01/09)
Sto riascoltanto tutto quello che hanno fatto uscire, ogni Lp, ogni singolo. Mi sembra questo effettivamente l'episodio più noiosetto. Ma quanto è splendido già il successivo? Restano un ascolto ricorrente.
RispondiEliminaSaluti
Andy
Ciao Andy, purtroppo non convengo con te, perchè il successivo per me fu dello stesso tenore.
RispondiEliminaInsomma, un gruppo che non ebbe grande riscontro...e forse un motivo di fondo c'era.