Hanno suonato giusto settimana scorsa 3 date consecutive, due anni e mezzo dopo essersi esibiti in grande forma al 25° annivarsario della Touch & Go. Sembra proprio che il 2009 sia l'anno giusto per il ritorno, motivo di gioia per un grande fan come me. La calma serafica che si stanno prendendo prima o poi frutterà qualcosa per il power-trio (a quanto pare Nathaniel non rientra nei piani). Another desert, another sea fu il disco barocco dei 3MP, col tastierista che si faceva largo nelle splendide songs con efficacia ad abbellire un sound che non era più scarno e dipendente dalle acrobazie bassistiche di Zack come in passato. Anche Jenkins denotava un certo miglioramento alla chitarra, e le composizioni si facevano meno oscure, più melodicamente aperte. Ne consegue un albo dal fascino abbacinante: le accattivanti Way of the ocean, Glitter wave e The year of no light sono pop-song angolari dalle progressioni azzeccatissime che avrebbero meritato maggior esposizione. Anticipi dei Black Heart Procession si possono sentire distintamente su Longest Day, One false eye e Mending King. Il lato aggressivo viene messo da parte per costruire piccole suite che danno vita ad un genere mai sentito prima: prog-rock fatto da ex-hardcore kids. La sinfonia dolente di Bolivia si regge su un motivo pianistico imponente, la grintosa Ruin è il perfetto esempio degli accavallamenti vocali di Jenkins e Zack.
Ma il vero picco barocco del disco è la brividosa South, una mini-opera suonata in punta di dita; il piano conduce, deliqui di chitarra sullo sfondo, lo scenario è desolante fino all'esplosione del chorus, in cui Jenkins tocca il vertice del suo urlo impressionistico e graffiante.(originalmente pubblicato il 24/01/09)
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