Fulminanti, questa la parola giusta. Un disco che spezza in due gli anni '80, che sconvolge l'Italia. Come al solito preferisco tralasciare tutti i retroscena politici perchè voglio parlare soltanto di musica. Anche perchè sul personaggio Ferretti se ne sentono dire di tutti i colori da parecchi anni, e si è persino detto che il debutto dei CCCP suona vetusto a soltanto 22 anni di distanza. Io mi permetto di essere in disaccordo; se è vero che il punk in Italia era venuto fuori molto prima, che sia Ferretti che Zamboni erano già sui 30, che in questo disco non s'inventava nulla di nuovo, semplicemente emerge una personalità assurda. E poi definirlo punk è semplicemente riduttivo; questo è un manifesto espressivo che trova le argomentazioni più quotidiane possibili (a testimoniare che non si parlava solo di politica ma anche di questioni puramente interiori), con un mix di indolenza e ferocia, come in Curami, Noia, Io sto bene. Prendo soltanto titoli a campione, dato che il solco non ha momenti di stanca, anzi: seppur sia il loro brano più famoso e citato, trovo Emilia Paranoica il meno interessante del lotto, soffrendo di un minimalismo eccessivo. Perchè a partire dall'iniziale CCCP sono granate salate per tutti: la grattugia maleducata di Zamboni e il basso duttile di Orlando sostengono i salmi decantati da Lindo in modo semplice ma magistrale. Curami è wave zoppicante e disastrata, leggendario il frenetico intercalare della terapia a metà. Gli arpeggi acustico dolenti di Trafitto e Morire sono micro-melodrammi che alzano la media compositiva. Valium tavor serenase è hardcore scheggiato e salace, all'interno del quale c'è spazio per la gag folkloristica, che è protagonista anche in Mi ami. Scabre ombre dark si stagliano su Allarme, Io sto bene è funk slavato e iper-accelerato. Si chiude con Emilia con un senso di disorientamento inaudito; si potrà dire qualsiasi cosa sui CCCP, ma non che non hanno proposto qualcosa di originale e mai sentito in Italia.
(originalmente pubblicato il 15/10/08)
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