fennesz è il personaggio più rappresentativo di quella che si potrebbe definire la scena della laptop music, ovvero quei musicisti che usano come medium espressivo principale il computer, vuoi come generatore sonoro vuoi come registratore e quindi manipolatore di suoni reali, incorporando e incrociando elementi glitch, idm, noise, drone, industriali, avant-garde. fennesz è riuscito a trascendere dalla laptop music in senso stretto grazie anche alle numerose e prestigiose collaborazioni con gente del calibro di David Sylvian, Ryuichi Sakamoto, Jim O'Rourke e decine di altri. Black Sea, il suo ultimo lavoro, non è forse il modo migliore per avvicinarsi alla sua musica: meglio cercare Venice o Endless Summer, che organizzavano i contenuti in una forma-canzone più classica. Al contrario, Black Sea è meno facile: pur essendo meno estremista nella scelta dei suoni, le composizioni si sono fatte più astratte, con maggiori elementi drone-ambientali. Impressiona la sensazione trasmessa di assoluto controllo su ogni dettaglio sonoro, su ogni aspetto timbrico-compositivo, e la voglia di usare il tutto nella ricerca di nuovi territori musicali, pur partendo dai "soliti" elementi strumentali. Tra i momenti migliori la breve ed intensa Grey Scale , il drone malinconico di Glide, i grappoli di note di chitarra acustica sulla base tagliente dei synth di Glass Ceiling.
Musica non facile, certo, ma tra le cose più interessanti che si possano ascoltare oggi; e come dice una delle mie citazioni preferite:
"Se definiamo bello ciò che apprezziamo e ci interessiamo a ciò che troviamo bello, alla fine saremo sempre interessati alle medesime cose (cioè, quelle che già apprezziamo). Non mi interessa il bello; mi interessa il nuovo, anche se potrebbe essere disgustoso" (LaMonte Young).
(originalmente pubblicato il 17/11/08)
Musica non facile, certo, ma tra le cose più interessanti che si possano ascoltare oggi; e come dice una delle mie citazioni preferite:
"Se definiamo bello ciò che apprezziamo e ci interessiamo a ciò che troviamo bello, alla fine saremo sempre interessati alle medesime cose (cioè, quelle che già apprezziamo). Non mi interessa il bello; mi interessa il nuovo, anche se potrebbe essere disgustoso" (LaMonte Young).
(originalmente pubblicato il 17/11/08)
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