Ma è a partire dal 3° titolo in scaletta, Galena, che viene inesorabilmente fuori il vero carattere predominante dei AF: una serie di motivetti quantomeno orecchiabili immersi in una salsa semi-noise che eredita qualcosa dalla wave più sballata quanto dalle frange meno estremiste della gloriosa Chicago degli anni '80. Piccoli hits beffardi Death Train, Flies, Memoranda, U-boat danno vita ad una sorta di math-pop che incrocia i Fall più ispidi ai No Means No meno colti, oppure a dei Killdozer poco incazzati.
Nel finale si ritorna ad un noise rovinoso e atonale con le impetuose Age of progress e Negative, che riscattano un po' il complesso da qualche piccola caduta di tono (eccessivo minimalismo pur in presenza di ottimi spunti). Ma l'ibrido resta comunque interessantissimo e degno di sviluppi, nonostante siano passati ormai 5 anni e non si sono ancora ricevuti nuovi segnali dal trio di Seattle.
Già, mi sento proprio di dire che l'ombra del vecchio guascone Mark E. Smith stia lì a benedire...
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