Inizia con un dub dissonante sfregiato da clangori industriali denominato Black Forest I, poi parte il furioso punk-noise minimalista di Experiment. La partenza del terzo albo di questo trio di Seattle (guarda caso, approdato alla Sub Pop proprio per l'occasione) sembra dirigersi in direzioni piuttosto plumbee, grazie anche ad un suono scorbutico, con particolare rilevanza al basso metallico.
Ma è a partire dal 3° titolo in scaletta, Galena, che viene inesorabilmente fuori il vero carattere predominante dei AF: una serie di motivetti quantomeno orecchiabili immersi in una salsa semi-noise che eredita qualcosa dalla wave più sballata quanto dalle frange meno estremiste della gloriosa Chicago degli anni '80. Piccoli hits beffardi Death Train, Flies, Memoranda, U-boat danno vita ad una sorta di math-pop che incrocia i Fall più ispidi ai No Means No meno colti, oppure a dei Killdozer poco incazzati.
Nel finale si ritorna ad un noise rovinoso e atonale con le impetuose Age of progress e Negative, che riscattano un po' il complesso da qualche piccola caduta di tono (eccessivo minimalismo pur in presenza di ottimi spunti). Ma l'ibrido resta comunque interessantissimo e degno di sviluppi, nonostante siano passati ormai 5 anni e non si sono ancora ricevuti nuovi segnali dal trio di Seattle.
Già, mi sento proprio di dire che l'ombra del vecchio guascone Mark E. Smith stia lì a benedire...
Ma è a partire dal 3° titolo in scaletta, Galena, che viene inesorabilmente fuori il vero carattere predominante dei AF: una serie di motivetti quantomeno orecchiabili immersi in una salsa semi-noise che eredita qualcosa dalla wave più sballata quanto dalle frange meno estremiste della gloriosa Chicago degli anni '80. Piccoli hits beffardi Death Train, Flies, Memoranda, U-boat danno vita ad una sorta di math-pop che incrocia i Fall più ispidi ai No Means No meno colti, oppure a dei Killdozer poco incazzati.
Nel finale si ritorna ad un noise rovinoso e atonale con le impetuose Age of progress e Negative, che riscattano un po' il complesso da qualche piccola caduta di tono (eccessivo minimalismo pur in presenza di ottimi spunti). Ma l'ibrido resta comunque interessantissimo e degno di sviluppi, nonostante siano passati ormai 5 anni e non si sono ancora ricevuti nuovi segnali dal trio di Seattle.
Già, mi sento proprio di dire che l'ombra del vecchio guascone Mark E. Smith stia lì a benedire...
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