Ricordo una ironica recensione (positiva) su Blow Up di qualche anno fa, in cui chi scriveva sosteneva che l'ascolto prolungato degli Hawkwind può procurare una seria orchite! Ne so qualcosa anch'io che di recente ho provato ad ascoltare la (chilometrica) discografia dei londinesi, per poi rinunciare sfinito, ai primi anni '90... Quindi fondamentalmente mi trovo d'accordo, il vento del falco va saggiato a piccole e non durature dosi.
Questo live del 1973 è un bootleg registrato malissimo e pubblicato in almeno 20 versioni diverse fra edizioni ufficiali, pirata e cofane non autorizzate, nonchè accuratamente confuso fra due gigs diversi, seppur dello stesso periodo. Poco importa, una volta fatto l'orecchio alla qualità scarsissima si è pronti al decollo sulla navicella spaziale Hawkwind. Gagarin è un percorso sballatissimo che inquadra le abitudini live più sregolate di quegli anni, fra i deliri cosmici di Calvert, le emissioni ultrasoniche dei due uomini ai synth e le rocciosissime, battenti e inamovibili cavalcate di Brock e compagni. Qui in formazione extra-large a 7 elementi, comprendente anche un giovane Lemmy Motorhead. Fra le varie hits del periodo (Urban Guerilla, Silver Machine, Masters of the universe), ci sono lunghe pause in cui sembra quasi di assistere a degli audio-racconti prelevati direttamente da un Urania di quelli più fantascientifici, farciti di fischi corrosivi di audio-generators, urla impazzite ed esplosioni di larsen.
E come diceva quel BlowUp, di loro tutto si può dire, tranne che non siano stati originali.
Questo live del 1973 è un bootleg registrato malissimo e pubblicato in almeno 20 versioni diverse fra edizioni ufficiali, pirata e cofane non autorizzate, nonchè accuratamente confuso fra due gigs diversi, seppur dello stesso periodo. Poco importa, una volta fatto l'orecchio alla qualità scarsissima si è pronti al decollo sulla navicella spaziale Hawkwind. Gagarin è un percorso sballatissimo che inquadra le abitudini live più sregolate di quegli anni, fra i deliri cosmici di Calvert, le emissioni ultrasoniche dei due uomini ai synth e le rocciosissime, battenti e inamovibili cavalcate di Brock e compagni. Qui in formazione extra-large a 7 elementi, comprendente anche un giovane Lemmy Motorhead. Fra le varie hits del periodo (Urban Guerilla, Silver Machine, Masters of the universe), ci sono lunghe pause in cui sembra quasi di assistere a degli audio-racconti prelevati direttamente da un Urania di quelli più fantascientifici, farciti di fischi corrosivi di audio-generators, urla impazzite ed esplosioni di larsen.
E come diceva quel BlowUp, di loro tutto si può dire, tranne che non siano stati originali.
(originalmente pubblicato il 04/01/09)
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