La raccolta dimostra inoltre che per la maggior parte dei primi '70 Hill non è mai rimasto fermo, nonostante House avesse abbandonato già nel 1971. Dalle sessions di quell'anno, con Funnel aggiunto alla chitarra e Theaker alle pelli al posto di Hadden, 3 pezzi di bassa qualità ma ben definiti, con la forma canzone più sotto controllo e una maggior melodicità in dote.
Dal 1974 solo una testimonianza, ma quale! Con tale Tomlin al violino, Resonance è un'autentico killer, showcase del virtuosismo nobile di Hill, un groove torrenziale che riporta ai primi gloriosi anni dell'alta marea. Nel 1976, circondato ormai solo dai fedeli Pavli e Theaker, Hill snocciola ancora Light your torch e Steady in E, ennesimi colpo di coda di aritmicità e dissonanze, epicità lo-fi e rifiuto di compromessi. Dalla reunion con House del 1990, Garage Gods è un atmosferico graffiante pregno di sensazioni primi Hawkwind. Snodo centrale della raccolta sono i 24 minuti di Turn yourself down, jam interminabile che funge da test per l'ascoltatore; soltanto chi riesce ad arrivare in fondo è un vero HT fan. Io rientro nella categoria.
(originalmente pubblicato il 09/11/08)
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