Trattasi di un pop grintoso e tenace, che eredita geni dal southern-rock ma anche dai corridoi più spensierati della new-wave. Il punto di forza è la voce di Caleb, dal tono nasale e modulato sui toni alti, tant'è che in certi momenti sembrerebbe quasi una versione controllata di Bon Scott.
Il pezzo migliore del disco è la potentissima Pistol Of Fire, che inizia con un ride quasi jazz, si dipana in un refrain dal tempo dispari ed esplode in un riff tanto elementare quanto epidermico. La sarabanda sincopata di Razz, il metal-country di Velvet Snow, soprattutto i pezzi più tirati sembrano il punto forte dei Kings, che sui toni meditati non vanno oltre la routine.
Un disco fresco e piacevole.
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