sabato 15 maggio 2010

Liars - Live in Bronson 14/05








A distanza di due anni tornano i Liars al Bronson, ed è sicuramente uno degli appuntamenti più importanti della stagione che si andrà a terminare venerdì prossimo. Tant'è che il locale appare bello pienotto nel punto caldo della serata per gli art-rockers di NY, usciti di recente con la splendida conferma di Sisterworld, che segna una valida mediazione fra le derive del loro capolavoro isolazionista Drum's not dead e la repentina immediatezza del successivo omonimo, che a dir la verità non aveva entusiasmato più di tanto ma col tempo è stato un po' rivalutato.







La band di supporto sono i Fol Chen, che non conosco e sono un quartetto in divisa rossa dedito ad un crossover abbastanza confuso anche se il frontman dimostra una certa sicurezza sul palco. Ma sono così leziosi e glamour che dopo venti minuti me ne esco a prendere una boccata d'aria. Insopportabili e fuori luogo col contesto.

Due di loro, chitarrista e bassista, tornano vestiti in civile per supportare i Bugiardi che si manifestano con il batterista Gross e il chitarrista Hemphill. Ma tutta l'attenzione è per il personaggio che come una star entra a pezzo già iniziato, saluta, cammina lungo il palco, guarda il fondo della sala quasi come per controllare quanta gente ci sia e poi si attacca al microfono. Ecco l'animale da palco sperimentale, il vocalist Andrew.
Il primo pezzo serve solo a puntellare l'atmosfera, A visit from Drum. Gli estratti da DND alla fine saranno soltanto tre, giacchè si occuperanno essenzialmente di proporre Sisterworld in lungo e in largo, nonchè di dare spazio alle tracce più fragorose di Liars e lasciando al passato più remoto l'epica Broken witch come sigla finale.
L'impressione che ho avuto sulla globalità del set è che occorre rendere giustizia ai Liars per le loro capacità creative e per le visioni che il loro sound schizofrenico è in grado di produrre, peraltro facendo cose semplicissime, puntando su stratificazioni ipnotiche e un percussivismo da sempre base fondamentale, perfettamente espresso dal metronomo feroce di Gross. Il fautore prettamente musicale, Hemphill, se ne sta immobile e timidissimo barricato dietro una tastiera che fra l'altro userà poco o niente, a sciorinare le sue frasi chitarristiche minimali bardate da un arsenale di pedali ed effetti.







E' Andrew l'assoluto protagonista dello stage, questo dinoccolato spilungone che afferra il microfono, ne ingoia la sfera, si lancia in balletti psicotici dalle movenze esilaranti, carica le detonazioni del suono e le rilascia con precisi movimenti delle braccia.
Un live elettrizzante e deviato, in cui l'aspetto fisico ha avuto la maggiore, in virtù dei nuovi devastanti anthem (The overachievers, Scissor, Scarecrow on a killer slant) che il mediamente giovane pubblico ha già mandato a memoria...


4 commenti:

  1. e il prossimo venerdì Black Heart Procession, probabile che io ci vada. Come sono live, li hai mai visti?

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  2. Dai, vieni che ci beviamo una birretta!
    I BHP live li ho visti 3 volte:
    -nel 1999 in una minuscola cornice di cui puoi leggere qui
    http://tuningmaze3.blogspot.com/2010/04/black-heart-procession-live-in-bar-mora.html
    -nel 2000 in un Ex Machina mai visto così pieno a memoria d'uomo
    -nel 2001 in una piazzetta suggestiva a Ferrara.
    Quindi è una vita che me li perdo, e sono contento di ribeccarmeli venerdì prossimo. Come sono? Non sono abbastanza imparziale per poterli giudicare, dato che li amo alla follia :-)

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  3. Ti faccio sapere. Di solito a che ora iniziano i live al Bronson?

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  4. Di solito la spalla inizia sulle 22.30 e l'act principale intorno alle 23, sono orari abbastanza precisi anche per esigenze di vicinato (a mezzanotte e mezza il live deve smettere per forza).
    Attendo tue news!

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