Manifesto espressivo e chiusura di un ciclo glorioso, Lysol fu una mezz'ora di concentrato purissimo Melvins-Style. Data la durata si tende a definirlo più un EP, vista anche la presenza di ben 2 cover su 6. L'interesse maggiore però è dato dal fatto che si tratta praticamente di una unica suite concatenata, un flusso bizzarro e straniante che svaria su diversi fronti; in sostanza, forse non lo si può definire il miglior disco dei Melvins, ma secondo me è il più rappresentativo, quello che consiglierei per primo a chi non li ha mai sentiti.
Perchè gli effetti sarebbero molteplici: immagino i Boris la prima volta che possono aver ascoltato gli 11 minuti di Hung Bunny, pesantissimo muro insanguinato di macello feedbackiano, vocals dannate in sottofondo, le botte isolate di Crover col flanger annesso e connesso. Parte la ritmica e Roman Bird Dog esala fumi velenosissimi di emo-doom, subito seguita dalla cover dei Flipper Sacrifice (l'originale, seppur notevole, era uno zuccherino al confronto!), dal minimalismo estremo, con la chitarra quasi assente, un'ipnosi luciferina. Il break da banda militare di Second Coming preclude alla power-ballad Ballad Of Dwight Fry, cover di Alice Cooper. Non conosco l'originale, ma immagino l'entusiasmo e l'ispirazione ricavata da Kurt Cobain alle prese con il seguito di Nevermind. A chiudere un altro lento sornione che più Melvins non si può, With Teeth. La voce abrasiva e beffarda di King Buzzo chiude in solitudine sulle note alte, lasciando il discorso ideologicamente aperto....Cosa che naturalmente procede oggi con testardaggine e determinazione mai esaurite, sempre con Crover al suo fianco.
Perchè gli effetti sarebbero molteplici: immagino i Boris la prima volta che possono aver ascoltato gli 11 minuti di Hung Bunny, pesantissimo muro insanguinato di macello feedbackiano, vocals dannate in sottofondo, le botte isolate di Crover col flanger annesso e connesso. Parte la ritmica e Roman Bird Dog esala fumi velenosissimi di emo-doom, subito seguita dalla cover dei Flipper Sacrifice (l'originale, seppur notevole, era uno zuccherino al confronto!), dal minimalismo estremo, con la chitarra quasi assente, un'ipnosi luciferina. Il break da banda militare di Second Coming preclude alla power-ballad Ballad Of Dwight Fry, cover di Alice Cooper. Non conosco l'originale, ma immagino l'entusiasmo e l'ispirazione ricavata da Kurt Cobain alle prese con il seguito di Nevermind. A chiudere un altro lento sornione che più Melvins non si può, With Teeth. La voce abrasiva e beffarda di King Buzzo chiude in solitudine sulle note alte, lasciando il discorso ideologicamente aperto....Cosa che naturalmente procede oggi con testardaggine e determinazione mai esaurite, sempre con Crover al suo fianco.
(originalmente pubblicato il 09/09/08)
Oh mio Dio! Un capolavoro_
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