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Parlando di questo live come di Weld, ribadisco che il Young dal vivo è sempre stato meglio che in studio, dove ha disperso decine di dischi e generi in maniera arbitraria (e certe volte quasi casuale). Al seguito di Rust never sleeps, uno degli appuntamenti cruciali della sua carriera, questo concerto del 1978 vedeva marcata più che mai la sua double/face acustico/elettrico, con la prima parte del set intimista e commovente sulle note delicatissime di classici come
Sugar mountain, After the goldrush, The needle and the damage done, My My hey hey ed altre, per poi attaccare la spina ed arroventare le varie
When you dance, Powderfinger, Cinnamon Girl, con il gradevolissimo intermezzo di
Lotta Love, autentico splendore di grazia giovanile. E come al solito, il finale riservato ai macigni, gli ultra-tormentoni che non ci si stanca mai di ascoltare nonostante ci si aspetti che siano suonati così dal primo all'ultimo secondo. Parlo di
Cortez the killer, Like a hurricane, Hey hey my my into the black, Tonight's the night.
Sempre con il prezioso contributo di Sanpedro, Talbot e Molina, ai cori e al supporto basistico. I suoni stanno in un guado indefinibile fra '70 e '80, ma la maestria era già quella di sempre, con lo stadio pieno.
(originalmente pubblicato il 22/02/09)
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