Sinfonie dal Circolo Polare Artico, altro che spiagge desertiche... Ascoltanto l'apertura, Janitor of Lunacy, si ha come l'impressione di essere in mezzo a distese infinite di ghiacci pianeggianti, immersi in una nebbia impenetrabile. Dopo la sbornia mitteleuropea con i VU, essendosi presa il lusso di partecipare ad uno dei dischi più importanti della storia, Nico pensò bene di dimostrare la sua vera, autonoma statura di artista a tutto tondo. Desert Shore è un'espressione che non fa parte del mondo nè del tempo, The falconer sta lì a sottolinearlo: frequenze minimali di viola e harmonium fanno da statico contorno ai salmi da sacerdotessa ben poco ortodossa. Ci sono influenze di raga indiano, specialmente quando la voce si contorce, si eleva appena un po' oltre le sue ottave abituali. Il brivido è garantito. Smaltite queste due pietre miliari iniziali, la tedesca preferisce svariare su coordinate appena più consuete; Abscheid, Afraid, Mutterlein, All that is my own, tutti madrigali appassionati che attingono da una europeità profondamente radicata, ambientati su fondali drammatici e struggenti. Il tutto con la fondamentale collaborazione di John Cale, factotum strumentistico e produttore.
Di non facile assimilazione, richiede ascolti attenti e profondi per essere assaporato.
Di non facile assimilazione, richiede ascolti attenti e profondi per essere assaporato.
(originalmente pubblicato il 07/12/08)
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