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Il garage astratto e metafisico dei Pere Ubu atterrava sulla terra nel 1975, con le psicosi di Heart of darkness e 30 seconds over Tokyo: un vocalist come Thomas non si era mai sentito prima. Quasi l'antitesi del canto, un lamento schizofrenico che spinge col diaframma fino a diventare isterico. Final solution è il mio pezzo preferito in assoluto del loro repertorio insieme a Nonallignment pact, un mid-tempo trascinante solcato dalle rasoiate post-nucleari di Ravenstine. Il cabaret di Cloud, il delirio di Untitled (che poi diventerà la title-track di Modern Dance), il paesaggio desolato di My dark ages, il reggae sgraziato di Heaven, gli esperimenti industriali di The book is on the table, la gag comica di Not happy, la psichedelia rollante di Lonesome Cowboy Dave; non si direbbe proprio che sia una raccolta, data la coesione e l'incredibile varietà al tempo stesso della scaletta. C'è persino una rendition live di Humor me, altro caposaldo del debutto.
Poi, ripeto, non serve a nulla esaltare per l'ennesima volta la genialità dei Pere Ubu.
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