Alla lunga il progetto più duraturo nel tempo di due artisti fra i più ricercati della California post-hardcore, i Pinback sono stati l'evoluzione di un sound che da frenetico-tecnico si è fatto arioso, calmo e polifonico. Se sono molto attento a Smith, che ammiro immensamente da anni e anni, ho però una certa diffidenza nei confronti di Crow, una catena di montaggio industriale di dispersione musicale fin dai tempi degli Heavy Vegetable. Così non mi sono mai innamorato tanto dei Pinback, che forse hanno estetizzato le influenze in una formula elegantissima e immediatamente riconoscibile, ma lievemente fredda e comunque mai emozionante come lo erano i Three Mile Pilot.
In fondo sono io che esigo troppo, perchè questo Summer in abaddon in effetti è un gran bel cd, tipicamente un cd dei Pinback ma parecchio ispirato, il cui unico limite è il fatto che il ritmo portante è praticamente uguale dall'inizio alla fine, un tempo medio-lento nel quale fluttuano le melodie autunnali (e non estive come direbbe il nome) gestite dalla voce e dalla chitarra di Crow, con le tipiche tessiture armoniche del basso di Zack, impreziosite a volte da un piano tintinnante, che fa la differenza, più qualche spruzzata di synth. Sender, Bloods on fire, This red book, The yellow ones, sono questi i pezzi migliori del lotto, i più barocchi probabilmente.
In sostanza i Pinback hanno cercato di portare avanti la lezione degli ultimi 3MP piuttosto che quella degli HV, senza eguagliarne i risultati ma restando comunque un'originale ed ottima espressione (d'altra parte di Pall Jenkins c'è n'è solo uno)....
In fondo sono io che esigo troppo, perchè questo Summer in abaddon in effetti è un gran bel cd, tipicamente un cd dei Pinback ma parecchio ispirato, il cui unico limite è il fatto che il ritmo portante è praticamente uguale dall'inizio alla fine, un tempo medio-lento nel quale fluttuano le melodie autunnali (e non estive come direbbe il nome) gestite dalla voce e dalla chitarra di Crow, con le tipiche tessiture armoniche del basso di Zack, impreziosite a volte da un piano tintinnante, che fa la differenza, più qualche spruzzata di synth. Sender, Bloods on fire, This red book, The yellow ones, sono questi i pezzi migliori del lotto, i più barocchi probabilmente.
In sostanza i Pinback hanno cercato di portare avanti la lezione degli ultimi 3MP piuttosto che quella degli HV, senza eguagliarne i risultati ma restando comunque un'originale ed ottima espressione (d'altra parte di Pall Jenkins c'è n'è solo uno)....
(originalmente pubblicato il 05/02/09)
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