Lo scenario è storico; il genio ermetico di Antonioni che vuole l'impressionismo dei Pink Floyd epoca d'oro per musicare uno dei suoi film più riusciti, più enigmatici ed atmosferici.
Il regista sarà talmente esigente nel richiedere le musiche giuste che scarterà del tutto i Doors, brutalizzerà il già brutale John Fahey, e finirà per utilizzare tracce già pubblicate di artisti relativamente oscuri al grande pubblico o di popolarità limitata agli Stati Uniti.
Questo reperto ripescato dalla Emi nel 1997 comprende registrazioni che Antonioni inserì in alcuni tratti ma per qualche motivo non finirono nella scaletta della soundtrack ufficiale. Trattasi di documento che sicuramente avrà interessato i miliardi di fans del quartetto di Cambridge. Così come me, che ho letteralmente consumato per anni i loro dischi (e anche parecchi bootleg) fra il 1968 e il 1972.
Ma sarà interessante anche agli occhi dei molti seguaci dei Grateful Dead, dato che le prime 4 tracce sono takes alternative di Love Scene fatte da Garcia in perfetta solitudine, andata a finire nella famosa scena dell'amore nel deserto. In cui il barbuto si cimentava in improvvisazioni a metà fra il bucolico e il contemplativo: belle ma noiose a lungo andare, denotando una certa indecisione.
Le 4 trax dei PF non aggiungono nulla di che; si parte molto bene con Country Song, che in partenza sembra quasi una replica di Green is the colour, salvo riscattarsi in un chorus grintoso alla Nile Song, con Gilmour sugli scudi. Suggestivissimo poi Unknown song, strumentale panoramico di passaggio fra psichedelia e paesaggi rilassati. Da buttare via il blues scontato e stantio di Love scene version 6, chiude il gradevole solo di piano di Wright di Love scene version 4, cinematico quanto cameristico.
Il regista sarà talmente esigente nel richiedere le musiche giuste che scarterà del tutto i Doors, brutalizzerà il già brutale John Fahey, e finirà per utilizzare tracce già pubblicate di artisti relativamente oscuri al grande pubblico o di popolarità limitata agli Stati Uniti.
Questo reperto ripescato dalla Emi nel 1997 comprende registrazioni che Antonioni inserì in alcuni tratti ma per qualche motivo non finirono nella scaletta della soundtrack ufficiale. Trattasi di documento che sicuramente avrà interessato i miliardi di fans del quartetto di Cambridge. Così come me, che ho letteralmente consumato per anni i loro dischi (e anche parecchi bootleg) fra il 1968 e il 1972.
Ma sarà interessante anche agli occhi dei molti seguaci dei Grateful Dead, dato che le prime 4 tracce sono takes alternative di Love Scene fatte da Garcia in perfetta solitudine, andata a finire nella famosa scena dell'amore nel deserto. In cui il barbuto si cimentava in improvvisazioni a metà fra il bucolico e il contemplativo: belle ma noiose a lungo andare, denotando una certa indecisione.
Le 4 trax dei PF non aggiungono nulla di che; si parte molto bene con Country Song, che in partenza sembra quasi una replica di Green is the colour, salvo riscattarsi in un chorus grintoso alla Nile Song, con Gilmour sugli scudi. Suggestivissimo poi Unknown song, strumentale panoramico di passaggio fra psichedelia e paesaggi rilassati. Da buttare via il blues scontato e stantio di Love scene version 6, chiude il gradevole solo di piano di Wright di Love scene version 4, cinematico quanto cameristico.
(originalmente pubblicato il 17/12/08)
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