Prendere i Devo, dar loro una raddrizzata rendendoli meno demenziali, infondergli una piccola dose di barocchismo e una ritmica veloce ma lineare, shakerare ed ottenere i Polyrock. Quintetto newyorkese, pupillo di Glass, che fece soltanto due dischi; questo primo eponimo è una raffica di pezzi che sotto una scorza gioviale nasconde linee aspre di chitarra e folate calibratissime di synth. Il risultato è un disco divertentissimo anche se molto limitato nelle varietà dei toni. Forse è più interessante l'uso delle voci in certi frangenti, ciò che genera il senso del baroque sopra citato: il pezzo migliore del disco, Your dragging feet, è l'esempio lampante: Robertson e la Oblesnay intonano un coro enfatico di fonetica davvero molto bello. Altrove il vocalist appare un po' succube delle cadenze tipiche dei Devo, quando non di Byrne dei Talking Heads.
Ma resta comunque un album piacevolissimo, che ti porta a battere il piedino senza soste.
Ma resta comunque un album piacevolissimo, che ti porta a battere il piedino senza soste.
(originalmente pubblicato il 19/12/08)
2 dischi fantastici,poi un terzo,orfani di uno dei fratelli,mediocre..direi musica minimale,volendo dare una definizione..molto originali,nel senso che non ci vedo molto dei devo o dei th..era quella linea minimalista di new york,che partorì anche quei geni di liquid liquid..gli intrecci delle chitarre eran fantastici..li vidi(loro e liuqid)a bolgona gratis in piazza maggiore nell'81..10.000 persone..organizzato dal comune..altri tempi,amico mio...concerto favoloso...
RispondiEliminaSui Liquid Liquid in effetti ci devo tornare sopra. Un concerto così , gratis in piazza maggiore a Bologna, direi proprio altri tempi e altri pianeti!
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