Fra i padrini indiscussi del doom insieme ai Pentagram, i SV solcarono la seconda metà degli anni '80 col patrocinio della benemerita SST di Greg Ginn, perfettamente incurante di ogni moda o mainstream. Se l'influenza indiscussa era sempre e comunque Black Sabbath, i californiani ricreavano atmosfere pesanti, rallentate e prive di ogni orpello aggiuntivo, con una produzione asciutta che più asciutta non si può (la batteria si poteva fare anche meno '80, ma sono dettagli).
In più avevano un vocalist come Wino, in possesso di una voce che impersona l'ossianico fino al midollo, non virtuosa ma maschia e dal timbro particolarissimo. Le chitarre di Chandler dominano dall'inizio alla fine, in 9 pezzi compatti fra cui spicca l'evocativa Dying Inside, moviola manifesto di un sound che voleva essere maledetto e maledetto era, con tematiche da psichiatria auto-flagellante.
Anacronistici, ma degni di rispetto.
(originalmente pubblicato il 02/10/08)
In più avevano un vocalist come Wino, in possesso di una voce che impersona l'ossianico fino al midollo, non virtuosa ma maschia e dal timbro particolarissimo. Le chitarre di Chandler dominano dall'inizio alla fine, in 9 pezzi compatti fra cui spicca l'evocativa Dying Inside, moviola manifesto di un sound che voleva essere maledetto e maledetto era, con tematiche da psichiatria auto-flagellante.
Anacronistici, ma degni di rispetto.
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