La fragilissima voce del vocalist era soltanto un puntino nella marea di filigrane chitarristiche; il tipico indie-rock americano degli anni '90 ma riveduto in una chiave circolare, con songs strutturate in maniera quasi ossessiva, fino ad ottenere un effetto quasi ipnotico.
Qualche impennata fragorosa non toglie comunque il fatto che i Seam in fondo erano abbastanza monotoni. Resta alquanto difficile ricordare un pezzo alla fine del disco, anche se non avrei bisogno di farmi legare ad una sedia per riascoltarlo. Dopotutto, resta comunque un buon prodotto.
(originalmente pubblicato il 03/02/09)
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