Quartetto di nerds il cui leader è figlio di rinomato jazzista. Dediti ad uno slow-jazz pulito, educato e mai fuori dalle righe, lentissimo e praticamente privo di sbavature. The blue moods fu debutto composto e alquanto cool, in una stagione in cui lo slow-core indipendente sparava le sue migliori cartucce con i giganti classici (RHP su tutti). Quasi politically correct, nel suo sano e neutro declamare amore e integrità nei confronti dei sentimenti.
Il jazz sta soltanto nei timbri di certi suoni, chè altrimenti si direbbe diretta emanazione delle cose più intimiste dei Galaxie 500 o dei Cowboy Junkies. Dopo 5 titoli un po' sonnolenti anche se gradevoli, lo spleen viene fuori inesorabilmente con la suite World of blue, dalla coda drammatica di archi e cori femminili angelici. E si chiude con la clericale Spiritual, che verrà coverizzata soltanto un anno dopo nientemeno che da Johnny Cash.
Resto legato a questo disco per motivi personali, chè mi riporta a periodi spensierati e felici del tardo-adolescenziale. Ma riascoltarlo adesso, dall'inizio alla fine, mi suona lievemente pesante nella sua eccessiva edulcorazione....
Il jazz sta soltanto nei timbri di certi suoni, chè altrimenti si direbbe diretta emanazione delle cose più intimiste dei Galaxie 500 o dei Cowboy Junkies. Dopo 5 titoli un po' sonnolenti anche se gradevoli, lo spleen viene fuori inesorabilmente con la suite World of blue, dalla coda drammatica di archi e cori femminili angelici. E si chiude con la clericale Spiritual, che verrà coverizzata soltanto un anno dopo nientemeno che da Johnny Cash.
Resto legato a questo disco per motivi personali, chè mi riporta a periodi spensierati e felici del tardo-adolescenziale. Ma riascoltarlo adesso, dall'inizio alla fine, mi suona lievemente pesante nella sua eccessiva edulcorazione....
(originalmente pubblicato il 21/10/08)
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