Bisognerebbe parlare bene dei Verdena, se non altro perchè in quanto band autenticamente indipendente hanno raggiunto un successo ragguardevole nello stivalone senza necessariamente vendersi alle masse. Ma dato che siamo in un paese in cui (a parte i mezzi d'informazione ufficiali) la libertà di parola e pensiero esiste ancora, mi permetto di dare il mio personale giudizio, che è alquanto negativo.
Come nel caso dei Mercury Rev, proprio non riesco a capire neanche i giudizi positivi della stampa specializzata su questi ragazzi bergamaschi che dimostrano totale mancanza di personalità e creatività. Ci sono due nomi che essenzialmente ossessionano i fratelli Ferrari e la Sammarelli, al punto di far sembrare la loro musica un vero e proprio plagio. Sto parlando dei Motorpsycho di metà anni '90, che coniarono una formula di grunge spumeggiante ed epico, strabordante di chitarre ma anche di emotività. Uno stile da cui alla lunga i norvegesi hanno cercato di allontanarsi, da cui invece i Verdena attingono a secchiate fino all'imbarazzo totale, soprattutto per il cantato esattamente uguale a quello di Saether. L'altro nome è inevitabilmente quello dei Marlene Kuntz, sia per schemi compositivi che per intrecci chitarristici, con in più, ancor peggio, un'impressionante somiglianza di Ferrari a certe cadenze vocali di Godano, alle sue declamazioni poetico-sensuali psico-somatiche (già basta e avanza l'originale, una copia sbiadita e malfatta proprio non serve a niente).
E giuro di aver ascoltato proprio oggi tutto questo disco dall'inizio alla fine, senza trovare uno-dico-uno spunto originale. Senza alcuna cattiveria (da parte mia).
Come nel caso dei Mercury Rev, proprio non riesco a capire neanche i giudizi positivi della stampa specializzata su questi ragazzi bergamaschi che dimostrano totale mancanza di personalità e creatività. Ci sono due nomi che essenzialmente ossessionano i fratelli Ferrari e la Sammarelli, al punto di far sembrare la loro musica un vero e proprio plagio. Sto parlando dei Motorpsycho di metà anni '90, che coniarono una formula di grunge spumeggiante ed epico, strabordante di chitarre ma anche di emotività. Uno stile da cui alla lunga i norvegesi hanno cercato di allontanarsi, da cui invece i Verdena attingono a secchiate fino all'imbarazzo totale, soprattutto per il cantato esattamente uguale a quello di Saether. L'altro nome è inevitabilmente quello dei Marlene Kuntz, sia per schemi compositivi che per intrecci chitarristici, con in più, ancor peggio, un'impressionante somiglianza di Ferrari a certe cadenze vocali di Godano, alle sue declamazioni poetico-sensuali psico-somatiche (già basta e avanza l'originale, una copia sbiadita e malfatta proprio non serve a niente).
E giuro di aver ascoltato proprio oggi tutto questo disco dall'inizio alla fine, senza trovare uno-dico-uno spunto originale. Senza alcuna cattiveria (da parte mia).
(originalmente pubblicato il 19/01/09)
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