I primissimi Verve erano una band che veniva inserita nella rubrica di Rockerilla redatta da Beppe Badino, che essenzialmente si occupava di rock psichedelico. Alla luce del loro recente come-back, si potrebbe quasi parlare di ritorno alle origini, quando i 4 ventenni di Wigan promettevano maledettamente bene con le loro fascinazioni lisergiche, il sound espanso e vagamente drogato. Sono autentiche esplorazioni nella stratosfera, questi 5 pezzi; con un Ashcroft molto timido, quasi in penombra, l'assoluta protagonista era la chitarra di McCabe; le sue tessiture dilatate e pigre oltre-misura dettavano legge, generando stati d'ipnosi letargica nell'ascoltatore. Sono ancora lontani i tempi del successo planetario, sebbene il lato pop affiori sotto la scorza spaziale: She's a superstar si fregia di un'impennata vitale che ha dell'epico, oltre che del pinkfloydiano. Gravity Grave tiene bene fede al suo titolo, un assenza di gravità minimalista e galattica, con un'armonica che sfreccia come una stella cometa in un cielo hawkwindiano. Ma nel contesto la perla è A man called sun, splendida ballad notturna spazzolata su un soffice tappeto ritmico e servita con spezie esotiche....tanto per restare in una terminologia tipicamente badiniana....
(originalmente pubblicato il 13/11/08)
Michael Kiwanuka | Small Changes
15 ore fa
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