Corollario più o meno fondamentale per la comprensione della line-up gloriosa dei DC, questa raccolta soprattutto di primi singoli con cui fragorosamente entravano nel mondo indie T&G.
Ricordo la paradossale cover al momento dell'acquisto, con quei 7 pollici stesi in un crocevia a formare la scritta Don Caballero, rapidamente disfatta dal passaggio delle macchine, ed i passanti incuriositi intenti a raccogliere ed osservare i dischetti.
La raccolta in questione, secondo me, ha poco meno della valenza dei primi 3 dischi storici. Seguendo una scaletta più o meno cronologica, si parte dalle brevi tempeste elettriche periodo For Respect se non prima (le rovinosissime Lucky father brown e Belted sweater in primis, le evoluzioni post-Bastro di Shoeshine e My ten old lady..., la travolgente Unresolved kharma).
Siamo agli inizi del quartetto di Pittsburgh ed è già ovviamente grande showcase di Che, grandi acrobazie di Williams e Banfield (che lascerà proprio nei giorni dell'uscita) e grandi, devastanti strumentali che fanno gridare al miracolo: i King Crimson più violenti si sono uniti ai Black Flag senza cantante, oppure gli Helmet che flirtano con i Mahavishnu Orchestra. Ancora devastazioni ipercinetiche con Our Caballero e ANDANDANDAND, dopodichè si giunge al momento di II. L'inizio relativamente placido di First hits è solo una vaga illusione che lascia spazio alla grattugia tecnico-creativa di Williams. No more peace and quiet for the warlike fu una outtake delle registrazione del secondo capitolo, ed inizia come un pezzo di musica concreta: i sordi muggii di Williams abbinati ai piatti campanari di Che per un apertura quantomeno fuorviante, al quale segue uno svolgimento deragliante come da copione del disco, il loro capolavoro.
Il progresso era inarrestabile: le tre tracce da What burns never returns mostrano un gruppo in piena mutazione: le papere metaforiche della brevissima If you've read Dr. Adder, la bucolica Trey dog's acid, gli armonici acutissimi della lunga Room temperature lounge, sono il risultato di un gruppo che ha mediato le asprezze degli inizi con la complessità delle trame: per un Chè meno palestrato si fa strada un dilagante Williams non più distorto, ma divertito ed inusitato giocoliere delle note alte e delle dissonanze. Gli Storm and Stress stavano arrivando, poi ci sarà la chiusura con un disco ulteriormente astratto come American Don e poi la fine.La raccolta in questione, secondo me, ha poco meno della valenza dei primi 3 dischi storici. Seguendo una scaletta più o meno cronologica, si parte dalle brevi tempeste elettriche periodo For Respect se non prima (le rovinosissime Lucky father brown e Belted sweater in primis, le evoluzioni post-Bastro di Shoeshine e My ten old lady..., la travolgente Unresolved kharma).
Siamo agli inizi del quartetto di Pittsburgh ed è già ovviamente grande showcase di Che, grandi acrobazie di Williams e Banfield (che lascerà proprio nei giorni dell'uscita) e grandi, devastanti strumentali che fanno gridare al miracolo: i King Crimson più violenti si sono uniti ai Black Flag senza cantante, oppure gli Helmet che flirtano con i Mahavishnu Orchestra. Ancora devastazioni ipercinetiche con Our Caballero e ANDANDANDAND, dopodichè si giunge al momento di II. L'inizio relativamente placido di First hits è solo una vaga illusione che lascia spazio alla grattugia tecnico-creativa di Williams. No more peace and quiet for the warlike fu una outtake delle registrazione del secondo capitolo, ed inizia come un pezzo di musica concreta: i sordi muggii di Williams abbinati ai piatti campanari di Che per un apertura quantomeno fuorviante, al quale segue uno svolgimento deragliante come da copione del disco, il loro capolavoro.
(originalmente pubblicato il 23/11/09)
corrupt, tried twice
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