
Diciamo la verità; col tempo il loro status ai miei occhi si è ridimensionato, ma riascoltare Demon Box oggi mi fa ricordare bene perchè mi appassionai, alla luce del fatto che si tratta del loro vertice insuperato. Sono sempre stati degli abilissimi riciclatori, crossoveristi inguaribili e potentissimi dal vivo (li vidi allo Slego nel 1996, ed erano anche molto simpatici sul palco).
In questi 75 minuti avviene praticamente di tutto: sincopi metalliche alla Helmet (Feedtime, Sheer Profundity), apoteosi pop-noise alla Dinosaur Jr. (Sunchild, Junior), atmosferici psych-folk (Tuesday Morning, All is loneliness), incubi da horror soundtrack (Step inside again), sfuriate pop-core alla Husker Du (Babylon), ballad al limite del country (Waiting for the one, Come on in), cornici post-grunge (Plan #1, Nothing to say). Ma ciò che incantò me, come Sorge, fu la lunghissima title-track, che beneficiava del fondamentale apporto del manipolatore sonoro Deathprod, e che viveva di alternanze fra i rumorismi inquietanti dello stesso ed un pesantissimo hard-doom alla Black Sabbath. Un vero epic-master.
Se sono ancora vivi tutt'oggi, lo devono senz'altro alle loro abilità di saper galleggiare con fierezza e determinazione sopra le loro indubitabili influenze.
(originalmente pubblicato il 08/01/2010)
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