Un bel live del power-trio veneziano in un teatro di Roma, anno di grazia 74, forse nel loro momento di massima fama e perchè no, anche forma.
Sui passi importanti provenienti dalla Gran Bretagna (Quatermass, EL&P), le Orme erano stati fra i primi a sdoganare il progressive nello stivale con Collage, e il gran successo di quegli anni assicurò loro un futuro radioso, anche perchè sono in quello stretto club di gruppi che nonostante tutto, non muoiono mai.
Il lato A è occupato per intero dall'inedito Truck Of Fire, che tale restò. La tentazione di incidere la propria Tarkus restò un progetto abortito, evidentemente; trattasi di suite complessa e spesso atonale, in cui Pagliuca si auto-proclama del titolo di "Emerson italiano". Non meno spettacolare Dei Rossi, che forse con la doppia cassa fa un po' troppo casino, ma si ritaglia qualche minuto di assolo e comunque per tutto il concerto domina muscoloso e compatto. L'ultima parte riserva spazio anche alla voce fragile ed ancestrale di Tagliapietra, per la parte più tradizionalmente arrangiata. Ma nel suo complesso di 20 minuti restava uno scoglio difficilmente digeribile anche per i fan più fedeli, nella sua estrema cervelloticità.
Il lato B ristabilisce i pieni applausi del teatro, anche se il gusto delle fughe strumentali resta quasi una priorità. Sguardo verso il cielo e Collage, eseguite con maggior grinta e verve, fanno un figurone. Era inverno e Ritorno al nulla cozzano fra strofe e arsenali tastieristici, ritmi incessanti e showcase di tecnicismi mai antipatici, classicismi e iperboli rumorose.
La classe non era acqua alta.
Sui passi importanti provenienti dalla Gran Bretagna (Quatermass, EL&P), le Orme erano stati fra i primi a sdoganare il progressive nello stivale con Collage, e il gran successo di quegli anni assicurò loro un futuro radioso, anche perchè sono in quello stretto club di gruppi che nonostante tutto, non muoiono mai.
Il lato A è occupato per intero dall'inedito Truck Of Fire, che tale restò. La tentazione di incidere la propria Tarkus restò un progetto abortito, evidentemente; trattasi di suite complessa e spesso atonale, in cui Pagliuca si auto-proclama del titolo di "Emerson italiano". Non meno spettacolare Dei Rossi, che forse con la doppia cassa fa un po' troppo casino, ma si ritaglia qualche minuto di assolo e comunque per tutto il concerto domina muscoloso e compatto. L'ultima parte riserva spazio anche alla voce fragile ed ancestrale di Tagliapietra, per la parte più tradizionalmente arrangiata. Ma nel suo complesso di 20 minuti restava uno scoglio difficilmente digeribile anche per i fan più fedeli, nella sua estrema cervelloticità.
Il lato B ristabilisce i pieni applausi del teatro, anche se il gusto delle fughe strumentali resta quasi una priorità. Sguardo verso il cielo e Collage, eseguite con maggior grinta e verve, fanno un figurone. Era inverno e Ritorno al nulla cozzano fra strofe e arsenali tastieristici, ritmi incessanti e showcase di tecnicismi mai antipatici, classicismi e iperboli rumorose.
La classe non era acqua alta.
(originalmente pubblicato il 18/12/2009)
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