Esemplare di power-trio americano in cui il leader misconosciuto veniva spalleggiato da un paio di gloriosi reduci delle prime ore grungy. Yamamoto e Pickerel avevano mancato di pochissimo l'incasso delle vacche grasse, e cercarono in qualche modo di rifarsi affidandosi al cantautore Roth, che aveva in testa un idea abbastanza inedita, quanto ardita: creare una variante di grunge sinfonico, epidermico e talora venato di tastiere progressive.
In realtà esistono due categorie di songs in questo album d'esordio; quelle scure e livide grungy in stile Soundgarden (escluso Cornell, con al posto la voce indolente e romantica di Roth), come le trascinanti Blue flame ford, Four girls, Blue lights, Leslie's coughing up blood, Soul slasher, tutte da manuale seattleiano, seppur fuori tempo massimo (il disco uscì per una major, ma fu il primo e l'ultimo, ovviamente).
Per cui i pezzi che interessano di più sono, per l'appunto quelli progressive. If you don't let it die profuma di West Coast 1969 con piano e slide, ma quando il pezzo finisce inattesa arriva una gelida folata a scendere di mellotron. Nulla di innovativo, ma una trovata veramente ad effetto.
Hot summer 1991, come unire i Led Zeppelin ai King Crimson, con splendido break centrale. In Angelhead ancora il leggendario mellotron mena le danze insieme al piano Fender, un pezzo drammatico sfregiato da abrasioni di elettrica e le urla agghiaccianti di Roth nel ritornello. E non poteva mancare un'epica suite sopra i 10 minuti, Chlorine, complicata escursione nei meandri di questo prog-grunge che Roth perlomento provò a sviluppare con tenacia, passione e grinta. Risultato, un mix fra i Sabbath di Megalomania e i misconosciuti Spring.
Seguirà un secondo capitolo assolutamente inqualificabile, poi lo scioglimento. Sembra si siano riuniti proprio quest'anno, e siccome non vedo proprio obiettivi di fare cassa, rispetto.
In realtà esistono due categorie di songs in questo album d'esordio; quelle scure e livide grungy in stile Soundgarden (escluso Cornell, con al posto la voce indolente e romantica di Roth), come le trascinanti Blue flame ford, Four girls, Blue lights, Leslie's coughing up blood, Soul slasher, tutte da manuale seattleiano, seppur fuori tempo massimo (il disco uscì per una major, ma fu il primo e l'ultimo, ovviamente).
Per cui i pezzi che interessano di più sono, per l'appunto quelli progressive. If you don't let it die profuma di West Coast 1969 con piano e slide, ma quando il pezzo finisce inattesa arriva una gelida folata a scendere di mellotron. Nulla di innovativo, ma una trovata veramente ad effetto.
Hot summer 1991, come unire i Led Zeppelin ai King Crimson, con splendido break centrale. In Angelhead ancora il leggendario mellotron mena le danze insieme al piano Fender, un pezzo drammatico sfregiato da abrasioni di elettrica e le urla agghiaccianti di Roth nel ritornello. E non poteva mancare un'epica suite sopra i 10 minuti, Chlorine, complicata escursione nei meandri di questo prog-grunge che Roth perlomento provò a sviluppare con tenacia, passione e grinta. Risultato, un mix fra i Sabbath di Megalomania e i misconosciuti Spring.
Seguirà un secondo capitolo assolutamente inqualificabile, poi lo scioglimento. Sembra si siano riuniti proprio quest'anno, e siccome non vedo proprio obiettivi di fare cassa, rispetto.
(originalmente pubblicato il 04/11/09)
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