mercoledì 30 giugno 2010

Om + Lichens - Live at Bronson 29/01/2010








Nel freddissimo venerdì sera in quel di Ravenna, abbiamo avuto il piacere di un vero e proprio bagno mistico grazie all'ipnotico live degli Om spalleggiati da Rob "aka Lichens" Lowe, prima esibitosi in solitudine e poi a supporto del duo Cisneros/Amos.
Un Bronson non esattamente pieno fa pensare che probabilmente l'Om-sound non è genericamente molto compreso presso il pubblico alternativo, nonostante le generiche recensioni positive dell'ultimo disco (Blow Up in copertina, Rumore addirittura disco del mese).
Apre la serata Lowe, di cui ho uno splendido ricordo fra il 2002 e il 2004 in qualità di funambolico bassista dei fenomenali e dimenticatissimi 90 Day Men. Riciclatosi come ambient-freak, ha proposto una delirante mezz'ora di auto-campionamenti a stratificazione, partendo da un paio di semplicissimi giro di chitarra, aggiungendo un goccio di steel, un fischiettio e poi dando il via ad esperimenti vocali arditi (possiede un tono molto acuto e con una notevole estensione) che si sovrapponevano in un vero e proprio maelstrom. Molto, molto coraggioso e coinvolgente nonostante l'oggettiva difficoltà della proposta.








Qualche minuto e fanno la propria comparsa gli Om. Cisneros è pressochè irriconoscibile rispetto a come lo si è sempre visto nelle foto promozionali: capello corto, visibilmente ingrassato e senza occhiali, ricorda vagamente il giovane Jaz Coleman. Amos ha un aspetto assolutamente ordinario, e a vederlo non gli si darebbe nulla. Lowe si siede alla destra del palco e agirà da jolly interattivo, contribuendo con sparuti interventi di chitarra, voce acuta, tastiera e tamburello.
L'apertura è riservata a Thebes. Cisneros ha il suo classico Rickenbacker e dietro di sè una montagna di ampli in cui spicca un santino di Geezer Butler; ha inizio la purificazione metal-mantra. Quando entra Amos si ha la una piacevole conferma già sentita in Conference Live: un'autentica macchina da guerra, potentissimo sui suoni ed elastico come un jazzista, che calibra la sua metronomia al servizio del basso con un ondata di paradiddles ed acrobazie ritmiche (nonostante non perda mai occasione per attaccarsi ad una inseparabile bottiglia di vino rosso).









God is good verrà eseguito in tutta la sua bellezza ed interezza, con il post-dub di Cremation in grande risalto. Poi verrà privilegiato il repertorio più duro, quello di Variations on a theme, la faccia cattiva di Conference e un altro paio di pezzi che la memoria non mi aiuta ad identificare, forse anche perchè ero letteralmente mantrizzato, calamitato specialmente dal poderoso drumming di Amos. Non è stato riservato spazio invece a nessun pezzo di Pilgrimage, è questo è per me l'unico neo di una serata che comunque mi ha lasciato molto soddisfatto, e con un ronzio di tuoni a toni bassi nelle orecchie fino alla mattina successiva (e che purtroppo ha reso inascoltabili le mie riprese video!)
Molto molto affabili e disponibili i ragazzi dopo il live, intenti a vendersi il merchandising. E' passata una vita da quando il video di Dragonaut passava su Indies e mostrava i giovani stonatissimi Sleep, ed oggi Cisneros appare molto più lucido di allora (sarà anche per via della sua professione di maestro di scacchi, probabilmente)...
(originalmente pubblicato il 02/02/2010)

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