Definirlo "gruppo di reduci dei Cure" potrebbe suonare come un termine poco estimativo, anche se nella realtà non ne eravamo molto distanti. Un Gallup fresco disoccupato e troppo in crescita per restare fermo è stato l'elemento cardine di questa band la cui vita è durata esattamente il tempo del suo divorzio da Smith, cioè manco 3 anni fra l'82 e l'85. Guardando la foto, poi, viene da ridere. Il look è inequivocabile e le pose persino troppo simili per crederci, ma erano gli anni '80 e tutto ci poteva stare. Il capello a salice piangente invece era Biddles, ex-roadie che in una delle ultime date del tour di Pornography salì alla ribalta prendendo possesso del microfono e cantando a squarciagola che Smith e Tolhurst erano delle teste di cazzo, logico che fosse della partita come lead vocalist, peraltro neanche malaccio seppur troppo debitore dello stile dei suoi ex-datori di lavoro. Nella primissima formazione c'era persino Hartley il pianolista di 17 Seconds, ma come nel suo stile fece solo una toccata e fuga. Si sa poco o niente degli altri, nomi meteoriti. Soltanto il sax di Howe troverà un minuto di celebrità su A night like this.
Due EP per loro, una decina di songs di buon livello. Oltre alla limpidissima influenza Cure, qualche riflesso di Magazine (il sound di Gallup ricalca perfettamente quello di Adamson in Sa'ha), Teardrop Explodes (I'm so many) e Echo & The Bunnymen (The don diddy song).
Su They'll never know non mancano spunti interessanti come la dirompente The collector o la solenne Empty hours. Sulla stentorea The ring Gallup si toglie addirittura lo sfizio di fare il lead vocalist e sfoggia a sorpresa un tono nasale vicinissimo a Mark Hollis.
Nulla di storico, ma interessante per i Cure aficionados che abbiano voglia di qualche variazione sui temi sentiti e strasentiti.
Due EP per loro, una decina di songs di buon livello. Oltre alla limpidissima influenza Cure, qualche riflesso di Magazine (il sound di Gallup ricalca perfettamente quello di Adamson in Sa'ha), Teardrop Explodes (I'm so many) e Echo & The Bunnymen (The don diddy song).
Su They'll never know non mancano spunti interessanti come la dirompente The collector o la solenne Empty hours. Sulla stentorea The ring Gallup si toglie addirittura lo sfizio di fare il lead vocalist e sfoggia a sorpresa un tono nasale vicinissimo a Mark Hollis.
Nulla di storico, ma interessante per i Cure aficionados che abbiano voglia di qualche variazione sui temi sentiti e strasentiti.
(originalmente pubblicato il 02/12/09)
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