Rarefatti ed angoscianti fino all'asfissia completa, questi 4 newyorkesi in un lustro scarso di attività sono stati responsabili di una forma originalissima di doom estremizzato, condensandolo in 4 album paurosi. O'Malley dei Sunn O))) ne era il chitarrista, ma al contrario del gruppo madre era protagonista di una rivoluzione inversa: la sei corde non è praticamente mai distorta, anzi è lo strumento più nascosto nell'economia della band. Per questo non è corretto definirlo doom canonico, così come non si può neanche paragonarlo al drone-metal di Earth e compagnia, per via di un impercettibile svolgimento compositivo che dopo diversi ascolti si può anche intra-sentire. Gli aspetti fondamentali erano le ritmiche, e probabilmente i Khanate sono stati uno (se non il) dei gruppi più lenti della storia. La sezione ritmica di Plotkin e Wyskida, oltre che il funzionale O'Malley, dovevano essere davvero concentrati al massimo per impostare quei colossi di silenzio fra una battuta di cassa e una di rullante. Li posso immaginare provando, intenti a contare le battute vuote nelle loro teste, con i ronzii delle mosche udibili nella sala.
E forse la ciliegina sulla torta era il vocalist Dubin, che non interviene troppo spesso ma quando lo fa rende l'atmosfera davvero molto agghiacciante. Basti pensare ad un Johnson (AC/DC) terrorizzato e sotto tortura, e si avrà una vaga idea dello stile vocale del lungocrinito.
Things Viral è composto di soli 4 pezzi, i primi dei 2 durano 20 minuti. Commuted è una vera e propria marcia funebre per Melvins zavorrati oltre misura, Fields rincara la dose con le urla infernali in secondo piano e dosi abbondanti di feedback. Gli ultimi due pezzi durano solo 10 minuti e ci sono interessantissime variazioni. Too close enough to touch attraversa una fase in cui un fischio power-electronics acutissimo fa da contraltare al rantolo disumano di Dubin, Dead è il pezzo più dronico del lotto, con O'Malley a cercare di sunno)izzare il sound.
E' davvero un ascolto magnetico in cui si gioca a cercare di indovinare quale sarà l'accordo unisono successivo, o quando la ritmica darà la prossima battuta. Tutti i loro dischi sono altamente consigliati allo stesso livello, per chi sarà felice di farsi ipnotizzare.
E forse la ciliegina sulla torta era il vocalist Dubin, che non interviene troppo spesso ma quando lo fa rende l'atmosfera davvero molto agghiacciante. Basti pensare ad un Johnson (AC/DC) terrorizzato e sotto tortura, e si avrà una vaga idea dello stile vocale del lungocrinito.
Things Viral è composto di soli 4 pezzi, i primi dei 2 durano 20 minuti. Commuted è una vera e propria marcia funebre per Melvins zavorrati oltre misura, Fields rincara la dose con le urla infernali in secondo piano e dosi abbondanti di feedback. Gli ultimi due pezzi durano solo 10 minuti e ci sono interessantissime variazioni. Too close enough to touch attraversa una fase in cui un fischio power-electronics acutissimo fa da contraltare al rantolo disumano di Dubin, Dead è il pezzo più dronico del lotto, con O'Malley a cercare di sunno)izzare il sound.
E' davvero un ascolto magnetico in cui si gioca a cercare di indovinare quale sarà l'accordo unisono successivo, o quando la ritmica darà la prossima battuta. Tutti i loro dischi sono altamente consigliati allo stesso livello, per chi sarà felice di farsi ipnotizzare.
(originalmente pubblicato il 15/12/2009)
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