giovedì 17 giugno 2010

Stooges - Fun house (1970) (RMS 2005)

Non dico una parola sul disco, chè qualsiasi commento è perfettamente inutile. Penso a chi non lo conosce, penso a chi non lo riconosce per quello che è, ma penso anche a chi lo porta in mano e lo conosce come le proprie tasche. Io ovviamente sono della seconda categoria, e voglio soltanto puntualizzare una cosa, cioè non si cita mai abbastanza il merito di Gallucci, il produttore. Ritengo il suo lavoro assolutamente fondamentale nel rendere questo solco un capitello portante del rock tutto, dal suono fenomenale della batteria ai riverberi della chitarra e i rimbombi del basso.
Detto questo, l'obiettivo è il bonus disc con due inediti e le varie alternate takes di rito, che avranno fatto la gioia dei Funhouse-junkies, e che come prevedibile è stato stroncato dalla critica. I pezzi furono incisi live in studio e si può evincere che le prime takes furono abbastanza mosce e con un Pop non troppo convinto e poco tirato. Ma nel mazzo si trovano perle come ben due versioni allungate della title-track, con la jam allungata di oltre 2 minuti rispetto alla definitiva, oppure la extended take di 1970, entrambi con un McKay scatenatissimo e fuori di testa.
Gli inediti non aggiungono un granchè alla sostanza e si capisce perchè restarono fuori. Lost in the future è un lento malsano e stentoreo, e buon per i 4 che decisero che Dirt era già il top che si potesse ottenere nel ruolo dell'argine rallentatore della piena. Slidin' the blues non è altro che una jam improvvisata sul momento, in un unica tonalità. Una sorta di botta e risposta fra Ron Asheton e McKay, senza tanto costrutto.
Ma noi tossici della casa del divertimento possiamo digerire anche tutto ciò, pur di drizzare le orecchie e cogliere le differenze, come in un gioco enigmistico facile facile.

(originalmente pubblicato il 06/11/09)

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