mercoledì 16 giugno 2010

Cobolt - Eleven storey soul departure (1997)

Quartetto svedese del quale si trovano ben poche info sulla rete, si sa solo che uno di loro faceva parte del più famoso gruppo hardcore scandinavo. Hanno una manciata di dischi all'attivo, di cui questo fu il primo, più un 7pollicino splittato con gli Idaho, ragion più che sufficiente per addentrarsi un attimo nell'intimistico mondo dei Cobolt.
E che dire, coloro che come me amano le atmosfere autunnali di Jeff Martin & co., non faticheranno ad apprezzare. Tuttavia, le affinità artistiche le possiamo rintracciare di più in certe arie codeiniane epoca Frigid Stars, o nelle cose più meditate dei secondi Dinosaur Jr.. Ovviamente non siamo ai livelli dei maestri e questo è chiaro, giacchè gli scandinavi sono danneggiati da una voce decisamente scarsa, fin troppo flebile e stonata (nell'accezione negativa, chè invece Martin e Mascis hanno saputo ricavare una piccola arte dalle stonature più apparentemente sleazy). A livello qualitativo la musica è dominata dalle chitarre che s'ingrossano spesso e volentieri, i pezzi sono mediamente lenti e discreti, ma come detto sopra saranno appannaggio di coloro che amano lo slow-core e nessun'altro. Se il grado compositivo fosse stato più alto saremmo stati addirittura a fianco ai contemporanei astri nascenti Death Cab For Cutie, ma qui ci si accontenta di una 2°-3° fila, tipo gli scozzesi Bay di Happy being different dal suono un po' più pieno.
Qualche picco lo si riscontra nell'afasia letargica di I Believe o negli splendidi accordi di serena malinconia in Backwards through. Altrove regna sovrano il retaggio codeiniano, siamo quasi da plagio in My way out....
Carini e derivativi.

(originalmente pubblicato il 13/10/09)

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