
E un inedito, I don't need it to rain, che si prolunga fumosa per oltre 20 minuti sullo stesso schema, indefessa e immutabile salvo le 1000 sfumature che cambiano ad ogni giro. Molto soul-blues. Ci si risveglia un attimo con la rendition di Buzzin' fly, non molto diversa dall'originale. Strange feelin' fa ripiombare l'auditorium nella nebbia jazz, e sulla falsariga persino Gypsy woman che viene eseguita a ritmo meno veloce del solito.
Ineccepibile come sempre il virtuosismo di Buckley, lo svisare pacato di Underwood e il tintinnio insistente di Friedman; tutto sempre esaltante, anche se Copenhagen Tapes resta uno dei capitoli minori del recupero del nostro.
(originalmente pubblicato il 26/10/09)
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