
La sensazione di sentire un proseguimento naturale delle pellicce dura i primi due pezzi. Seventeen e Superman sono energici e melodicamente azzeccati, non troppo ruffiani per essere pop e non troppo chitarrosi per essere grunge. Il vocalist è in ottima forma e sentire quel timbro roco e maturo fa sempre piacere. Anche il singolo Change in the weather ricalca ottimamente le coodinate, avrebbe meritato un successo mondiale.
I problemi però iniziano a partire dal 3°, Half life, e proseguono tristemente fino alla fine. Se Fortus denotava un buon stile elettrico, non riesco a spiegarmi per quale motivo l'80% del disco sia stato improntato su un folk-rock agreste mutuato profondamente dai R.e.m. meno brillanti, il che è tutto un dire. Persino Butler riesce a far scadere il suo classico cantilenare in una sommessa ripresa di Stipe, e non mi pare servano altre parole. Si salva soltanto l'inquieta All she wants, peraltro inserita come bonus-track per l'edizione europea.
Anche i giganti cadono, e fanno rumore.
(originalmente pubblicato il 20/12/2009)
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