Ricordo quanto furono pompati dalla stampa italiana (Rockerilla), all'uscita di questo nuovo album. Questo trio di Seattle infatti annoverava in formazione nientemeno che la moglie di Vedder dei PJ, ma faceva musica talmente ostica da meritare le acclamazioni critiche. In un momento in cui il post-rock era parecchio in fase di gloria, gli Hovercraft rinforzavano quel filone del rock psichedelico completamente rilasciato all'improvvisazione che era stato portato molto in alto dai Magnog, di cui erano amici. Ma a differenza di questi, lo portavano all'eccesso di cattiveria e rumosità, e non col wall of sound dei Subarachnoid Space, bensì con dispiegamento di orrori sonori e velenosissime iniezioni di sballo compatto.
Il protagonista assoluto è il chitarrista Shinn, un maniaco seriale della sei corde. Sulle nervose ritmiche divaga all'infinito con deragliamenti di mille tipi, dimostrando una creatività fuori dalla norma e dalle righe. Un Gilmour periodo Ummagumma passato attraverso il tritacarne, detto in due parole.
I 5 pezzi sono tutti sopra i 10 minuti, interminabili ed instancabili escursioni psicopatiche in un iperspazio privo di ossigeno. L'effetto all'ascolto è un grande disorientamento, ma anche un grosso senso di magnetismo per queste bombarde atonali.
Altro che i Pearl Jam....
Il protagonista assoluto è il chitarrista Shinn, un maniaco seriale della sei corde. Sulle nervose ritmiche divaga all'infinito con deragliamenti di mille tipi, dimostrando una creatività fuori dalla norma e dalle righe. Un Gilmour periodo Ummagumma passato attraverso il tritacarne, detto in due parole.
I 5 pezzi sono tutti sopra i 10 minuti, interminabili ed instancabili escursioni psicopatiche in un iperspazio privo di ossigeno. L'effetto all'ascolto è un grande disorientamento, ma anche un grosso senso di magnetismo per queste bombarde atonali.
Altro che i Pearl Jam....
(originalmente pubblicato il 14/12/2009)
Nessun commento:
Posta un commento