mercoledì 16 giugno 2010

Hoedh - Hymnvs (1993)

Un personaggio del quale si sa ben poco (oppure non sono in grado io di reperire info), Thorn Hoedh dovrebbe essere stato un tedesco che a suo cognome ha pubblicato solo questo e dopo 10 anni il postumo Universum, essendo purtroppo venuto a mancare nel 2003.
Quindi spazio al suono immane e gigantesco di quest'opera dark-ambient dai toni multisfaccettati, non propriamente un sottofondo rassicurante. La predominanza è a sfondo simil-sinfonico, ma è il suono di un orchestra dei gironi infernali che Caronte ascolta nel suo viaggio, a partire dalla temibile Heilige, fatta di lunghi bordoni minimali in un drumless space raccapricciante. Al confronto che la successiva Hoedh sembra quasi una festa, con impennate industriali di synth iridescenti. Il piccolo capolavoro Von Sauber De Weihe è una nebbia impressionistica cinematica; i giri armonici sono ripetuti schematicamente al fine di procurare stati psico-allucinanti. E ancora movimenti sinfo-orrorifici in Hymnus, i corrieri cosmici in caduta libera di Aurora, pseudo-corni pachidermici in Das geistide universum. L'uscita dai gironi, sempre che sia permessa, è il nero pulviscolo atmosferico Mantra der Rotation, alla fine di cui sembra veramente di essere tornati alla luce.
Hymnus è un incubo in piena regola che non lascia scampo, ma è così avvolgente e pregnante che come finisce si ha voglia di riviverlo. Un grazie a Davide Cicciopettola per avermelo fatto scoprire; lui giustamente lo definisce la treccani della dark-ambient.
Per chi non ha paura del buio.

(originalmente pubblicato il 31/10/09)

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